E' partita la corsa al natale: sotto l'albero il pacco regalo degli incassi di fine anno, tradizionalmente generoso. Gli italiani, si sa, amano andare al cinema durante le feste natalizie. Tra questi, cinque milioni e passa amano poi il cinepanettone Filmauro, candidato numero uno al titolo di re del box office. Cambia la location, ma la sostanza, i suoi interpreti e il suo successo rimangono immutati: quest'anno è Natale a Beverly Hills, 26mo film della saga (se così si può chiamare). Lo dirige ancora una volta Neri Parenti. Lo interpreta come sempre Christian De Sica, attorniato dai vari Gassman, Tognazzi, Hunziker, Rubicondi e Ghini. New entry la Ferilli.
Il concorrente più agguerrito, sulla carta, è Leonardo Pieraccioni che in Io & Marilyn ripercorre i passi - mi si perdoni l'accostamento - dell'ultimo Loach: una commedia, un personaggio in crisi, un idolo venuto in suo soccorso. Nel film del regista inglese (Il mio amico Eric) era Cantona, in quello del nostro Pieraccioni la Monroe. A qualcuno piace calcio, ad altri caldo. A tutti dovrebbe piacere invece il nuovo film della Disney, La principessa e il ranocchio, libera rivisitazione della fiaba dei Grimm a colpi di musica (jazz), invenzioni(dalla protagonista di colore alle gag alle magnifiche coreografie) e matita: un ritorno all'animazione tradizionale (senza computer graphic e in 2D) che è già un "classico".
Sempre animazione, ma di estrazione giapponese (dal manga di Osamu Tezuka) è invece Astro Boy di David Bowers, storia di un pinocchio-robot costruito da un brillante scienziato per sostituire il figlio rimasto ucciso. Ripudiato, l'automa con un "cuore grande così" farà di tutto per recuperare se stesso e il rapporto col padre. Parlando la lingua dei giusti e l'italiano di Silvio Muccino, qui nelle vesti di doppiatore. Infine la grande storia si fa piccolo racconto (nel senso più nobile dell'espressione) ne Il canto delle spose di Karin Albou che racconta la tenera amicizia tra Myriam e Nour, due adolescenti di religione e cultura diversa (l'una è ebrea, l'altra musulmana) nella Tunisia violentata dal nazismo e dalla ragion di stato: ma, come scriveva Pascal, il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce.