Dopo la grande apertura di ieri sera, la 64° edizione del Festival di Cannes inaugura oggi la sezione competitiva della selezione ufficiale. Lo fa, curiosamente, con due film diretti da registe donne e incentrati entrambi su due adolescenti a dir poco problematici: Sleeping Beauty dell'esordiente australiana Julia Leigh (in gara, oltre per la Palma, anche per la Camera d'Or) segue da vicino la quotidianità di Lucy (Emily Browning), giovane universitaria caratterizzata da una passività che trova il suo acme quando viene ingaggiata per un lavoro tanto "esclusivo" quanto dettato da ferree e mutue regole di discrezione. Diafana e addormentata, Lucy - nome in codice Sara - diventa silente ed inanimata compagna notturna di anziani facoltosi che potranno ogni cosa, tranne penetrarla. Dall'Inghilterra arriva invece We Need to Talk About Kevin di Lynne Ramsay (unico film inglese del concorso), basato sul romanzo dell'americano Lionel Shriver e centrato sul tormentato rapporto madre-figlio (Tilda Swinton ed Ezra Miller): partendo da una tragedia che ricorda da molto vicino quella della scuola di Columbine (già raccontata nel 2003 da Gus Van Sant con Elephant, Palma d'Oro qui a Cannes, proprio oggi al Festival per inaugurare il Certain Regard con Restless) e adottando per certi versi una simile grammatica estetica nello sviluppo narrativo del film, la Ramsay si affida al grande talento della sua protagonista per svelare, sdoppiando i piani temporali, le varie fasi della sua vita caratterizzate dal complicato confronto con il primogenito, Kevin, ragazzino problematico già dai tempi dell'infanzia.
Dal tratteggio di una personalità sfuggente e incomprensibile, glaciale e respingente, chiamata ad un "risveglio" tanto forzato quanto brusco (Sleeping Beauty), alla costruzione del percorso che, partendo da un'infanzia segnata da misteriosi demoni, conduce inevitabilmente al nero di un atto insieme mostruoso e folle (We Need to Talk About Kevin): Cannes parte da qui, da una gioventù bruciata, orfana di qualsiasi modello o mito di riferimento, per dare il via ad un Concorso che, abitato da promesse acerbe e maestri conclamati, seppur sulla carta variegato e ancora difficile da decifrare per linee guida e temi portanti (domani tocca ad Habemus Papam di Moretti, lunedì sarà il giorno dell'atteso The Tree of Life di Malick), sembra volersi interrogare, sin dalle prime battute, sul vuoto e sulla crisi di un'umanità che, proprio come Kevin, fa propria la violenza insita in un mondo che fa di tutto per voltare lo sguardo dall'altra parte.