"L'impatto è stato forte". E' la prima impressione che il Festival di Cannes suscita su Giancarlo Galan, il primo ministro dei Beni Culturali italiano a mettere piede sulla Croisette dopo due anni di assenza. Dal Padiglione Italia eretto sul lungomare Galan spiega, davanti a Marco Muller, che nonostante l'attuale divario "la Mostra di Venezia non deve avere complessi d'inferiorità. Non siamo tanto distanti. La differenza la fanno i servizi. Loro hanno un mercato, noi no. Sulle sale possiamo fare qualcosa di più. E poi c'è la questione dei prezzi: sono stato al Majestic e ho pagato 75 euro a notte. All'Excelsior, in convenzione, avrei pagato come minimo 400 euro. C'è un evidente problema". Più di uno per la verità: "Sul Palazzo del Cinema abbiamo investito finora 20 milioni e ne servirebbero altri 15 per scavare un buco e tirare fuori l'amianto - dichiara -. E' una cosa che fa indignare e che non faremo. Serve qualcosa di completamente nuovo che faccia piazza pulita con tutto quello che è stato fatto finora". Una delle priorità del nuovo progetto, di cui il Ministro non dà ulteriori dettagli, deve essere la sua agibilità durante tutto l'anno: "Mi colpisce il fatto che quando qui a Cannes finisce tutto allestiscono subito un'altra cosa. Invece quando la Mostra finisce il Lido muore. Bisognerebbe riempire il Palazzo del Cinema di altre iniziative. L'inventiva non ci manca".
E a proposito d'indignazione Galan riprende il discorso che Bernardo Bertolucci ha tenuto ieri sulla Croisette affermando come il regista "abbia difeso un moto dell'animo, un sentimento che appartiene all'uomo libero. L'indignazione è il primo passo perché le cose cambino. E' chiaro che ciascuno s'indigna delle cose che ritiene degne. Bertolucci ha le sue, io le mie. Ma concordo sul fatto che senza tutte quelle manifestazioni di protesta per i taglia alla cultura, oggi saremmo in una situazione disastrosa". E' bastato cambiare un ministo? "Per carità, non diciamolo, altrimenti domani ne trovano uno migliore di me e mi mandano a casa - scherza -. Il clima di certo è cambiato. Dopo mesi di agitazione oggi si fa a fatica a dire di no alle richieste".
Ma ora è il momento di "dire basta alle manifestazioni e di lavorare tutti assieme affinché il cinema italiano sia sempre più competitivo". Ringrazia perciò Cinecittà Luce "per avere svolto il lavoro alla quale è chiamata: sostenere il cinema italiano senza entrare in competizione con i produttori". Difende il Tax Credit:  "Un'ottima risorsa che andrebbe estesa a tutto il comparto. Non si può pensare di fare politiche culturali senza incentivi fiscali". Auspica l'approvazione al più presto di una legge di sistema sul settore: "Ci sono molte leggi depositate in Parlamento. Bisogna tirare fuori da ciascuna le cose buone e scriverne una nuova". Rilancia sull'idea di una grande Mediateca Europea che coinvolga le istituzioni cinematografiche di tutti i paesi dell'Unione. Ribadisce - e qui tocca un tema spinoso - l'opportunità di diversificare il Festival di Roma dalla Mostra di Venezia: "Quello è una festa, l'altro è il vero festival del cinema italiano. Non solo devono essere diversi, ma devono anche apparire diversi. E smettiamola di dire che Roma si sostiene con le sue gambe. Chi sostiene il comune? E in quanti altri modi lo Stato supporta la manifestazione della capitale?". Aggiunge: "Forse che i francesi hanno un festival di Parigi? No, perché sanno che disperdere le forze sarebbe un errore imperdonabile".
Galan tornerà ancora sulla Croisette: il 18 per la cena Italia-Francia e l'incontro con il collega transalpino ("In materia di cultura rappresentiamo le due massime istituzioni al mondo", dice con orgoglio); poi il 20 per la proiezione del film di Sorrentino in competizione, sul quale nutre non poche speranze di vittoria: "Per scaramanzia non ho fatto il biglietto, ma mi auguro di essere qui anche il 22 (giorno della premiazione, Ndr)". E Moretti? "Ha fatto un film importante".