Fontane colorate di rosso, in onore al sangue versato per la libertà: quest'immagine di una delle azioni pacifiche dei giovani in Siria non ha trovato spazio nei notiziari ma diventa una delle scene di maggiore impatto del documentario Everyday Rebellion – L'arte di cambiare il mondo dei Riahi Brothers, Arash e Arman. In uscita l'11 settembre in 15 sale italiane, dopo il debutto in Austria, paese che ha dato asilo alla loro famiglia dopo la fuga dall'Iran, il film ha trovato distribuzione in 22 nazioni e raccoglie i maggiori movimenti di disobbedienza civile degli ultimi anni: Occupy Wall Street, la Primavera Araba, il Movimento spagnolo 15M e le Femen ucraine. “Abbiamo portato in scena una pluralità di voci di protesta – spiega Arash Riahi a Roma – che i media non raccontano. Le riprese delle fontane rosse in Siria sono state mandate ad Al Jazeera e ad altri media ma non interessavano a nessuno perché non-violente: non facevano notizia. Ci abbiamo lavorato dal 2009 al 2013 in un progetto cross mediale che voleva essere una dichiarazione d'intenti, un messaggio e un contributo a questi movimenti, ma soprattutto un bisogno interiore mio e di mio fratello. Siamo fuggiti negli Anni Ottanta dall'Iran dove mio padre è stato in prigione cinque anni e abbiamo capito che dovevamo parlarne, portare alla luce alcune problematiche per ispirare una responsabilità personale. Il documentario arriva al cinema in una data come l'11 settembre ma propone immagini opposte a quelle associate a questa giornata e dimostra che i conflitti non si risolvono con la violenza”. Accanto al regista nell'incontro capitolino con la stampa c'è Inna Shevchenko, leader delle Femen: “Sappiamo che le nostre proteste in topless ci attirano critiche – dice la bionda ucraina con l'immancabile corona di fiori in testa – ma il nudo ha smesso di essere un tabù, visto che le pubblicità dello yogurt sdoganano anche in prima serata immagini di donne senza veli abbracciate insieme. In questo l'Italia è un buon modello ma quando ci siamo spogliate davanti a Putin e Berlusconi noi lo abbiamo fatto come protesta politica, non eravamo seducenti né compiacenti, ma arrabbiate e infatti siamo state arrestate. Con questo gesto non neghiamo la nostra sessualità ma la usiamo per cambiare la mentalità sulle donne. Finiamola con questi discorsi politicamente corretti e con la tolleranza verso le donne oggetto. Per fortuna anche in Ucraina sta cambiando la mentalità maschilista per cui la parte femminile della popolazione deve starsene zitta e a casa. Le nostre posizioni sono molto ferree ma il nostro operato non ha niente a che fare con il porno, contro cui abbiamo protestato. Lo sapete che in Francia avviene uno stupro ogni sette minuti? Per questo genere di situazioni noi manifestiamo. Le nostre idee sono armate, ma noi non lo siamo fisicamente, anzi è vero il contrario, siamo esposte e nude: questa non è violenza, ma diritto di esprimere la rabbia che proviamo”. “L'azione non-violenta – le fa eco il regista – è ciò di cui i politici hanno davvero paura e lo ha dimostrato il recente caso di Putin che ha incrementato il caos per indurre la gente a pensare che tra i disordini e la propria autorità sia meglio scegliere quest'ultima. Se avesse assecondato la rivoluzione pacifica in Ucraina avrebbe spinto altre nazioni a seguirne l'esempio e avrebbe perso l'impero della Russia”.