Poco si occupano i maggiori organi di informazione degli italiani emigrati all'estero, perciò sono da rilevare le iniziative che diffondono la conoscenza di eventi eccezionali nel mondo migratorio sepolti dall'oblio. Specie se dolorosi. E' già avvenuto con la disgrazia dell'esplosione nella miniera belga di Marcinelle negli anni 50, dove perirono centinaia di nostri connazionali, una catastrofe che grazie all'attivismo del Ministro per gli Italiani nel Mondo, Tremaglia, è stata al centro di commemorazioni solenni, e si ricorda ogni anno nel giorno anniversario. Analogo evento tragico, che ha toccato da vicino l'Italia, si verificò nel 1907 negli Stati Uniti, a Monongah, nello Stato del West Virginia, e costò la vita a 361 minatori , tutti immigrati dall'Europa, di cui 171 italiani, in buona parte originari delle zone depresse meridionali e dell'Abruzzo. Proprio in questa regione è nato l'impulso a ripercorrere quei fatti in un film. Con il contributo del Consiglio regionale per l'emigrazione e l'immigrazione, la FILEF, una delle associazioni storiche impegnate per gli italiani espatriati, ha realizzato Monongah, Marcinelle americana, scritto e diretto da Silvano Console, con la fotografia di Giovanni Fato, le musiche di Silvano Palmieri e la voce narrante di Claudio Capone. La pellicola, destinata anche alla distribuzione in dvd, è il frutto del montaggio di materiali attinti al Museo dell'Immigrazione di Ellis Island a New York, al Museo dell'emigrazione di Gualdo Tadino, all'Istituto Storico Ferruccio Parri di Bologna e al Museo Etnografico di Bomba. L'episodio luttuoso è stato inquadrato in un ampio contesto che abbraccia la lunga epopea dell'emigrazione italiana, seguendo le vicende di una famiglia contadina partita dall'Abruzzo alla ricerca di accettabili condizioni di vita, per lavorare in quell'angolo di America, in miniera, i più portandosi anche nelle caverne i propri figli bambini, in forza di un contratto che lo consentiva per accrescere il salario con l'aumento di braccia. Dopo l'esplosione il conto ufficiale dei morti si fermò a 361, ma quasi certamente furono molti di più con un'alta percentuale di bambini e ragazzi. Il merito di aver tenuto viva la memoria di tanta tragedia va riconosciuto a padre Everit Briggs, che ha oggi 98 anni e quindi ha vissuto al tempo in cui l'eco del triste evento non era ancora svanita.