(Cinematografo.it/Adnkronos) - "Questo è un road movie sulla libertà di scegliere ogni istante della propria vita, contro i pareri di figli apprensivi e medici. Una ballad buffa e triste, con qualcosa di irragionevole e di pazzoide, ma vitale e felice. Ed è chiaro che io credo nella libertà di scelta anche sul fine vita". Così Paolo Virzì parla di The Leisure Seeker, il film che porta in concorso a Venezia, tutto girato negli Usa in lingua inglese e interpretato da Helen Mirren e Donald Sutherland, molto applaudito al Lido, già nelle anteprime per giornalisti e critici. "Voglio dire subito che non ho alcuna intenzione di emigrare. Mi sento un regista italiano e sono orgoglioso di far parte della comunità dei cineasti italiani", premette Virzì.

The Leisure Seeker è il soprannome del vecchio camper con cui Ella e John andavano in vacanza coi figli negli anni settanta. Per sfuggire a un destino di cure mediche (lui affetto da una demenza senile che gli procura smarrimenti e vuoti di memoria, lei gravemente malata fisicamente ma lucidissima) che li separerebbe per sempre, la coppia sorprende i figli ormai adulti e invadenti salendo a bordo di quel veicolo anacronistico per scaraventarsi avventurosamente giù per la Old Route 1, destinazione Key West, in un'avventura che non finirà più o meglio finirà come vogliono loro. "Questo è un progetto nato quasi per gioco e per scommessa con miei amici sceneggiatori e produttori, che mi hanno spinto a scrivere un copione ispirato a un bellissimo libro con un spunto sovversivo. Ma la cosa mi turbava perché gli strumenti del mio mestiere sono la lingua e la padronanza del paesaggio. Così ho provato, quasi per proteggermi, a dire: 'mi piacerebbero tanto Helen Mirren e Donald Sutherland nel ruolo di Ella e John'. Pensando: 'figuriamoci se accetteranno mai'. E invece imprevedibilmente Donald ha detto di sì dopo un paio di giorni e anche Helen. E allora un film così non potevo non farlo".

Helen Mirren e Donald Sutherland - Foto Karen Di Paola

I due attori, dice il regista, "hanno avuto pazienza anche con il mio 'broken english'. Con loro mi sono sentito a casa anche se eravamo in america e abbiamo girato sulla Old Route 1, che ha poi lo stesso numero della statale Aurelia che ho fatto tante volte avanti e indietro per andare da Roma a Livorno". Rispetto al romanzo ci sono differenze significative soprattutto sulle caratteristiche dei due protagonisti: "Il libro è molto spiritoso e ironico ma allo stesso tempo era il racconto di un america pacchiana, con un viaggio che culminava a Disneland. Così abbiamo cercato di avvicinare la storia alla nostra sensibilità, creando un background dei due protagonisti che ci assomigliava di più. Abbiamo spostato l'itinerario sull'East Coast, abbiamo avuto l'idea di un John, ex professore di letteratura che si ritrovava tra le pagine dei suoi scrittori preferiti, e di un Ella ingorda di vita nonostante stia miracolosamente in piedi".

Non manca un accenno all'America di Trump, appoggiato ad una scena ambientata nella campagna elettorale per le presidenziali, quando John si immerge in una manifestazione repubblicana, unendosi al grido 'make America great again' e la moglie lo va a recuperare ricordandogli che lui è sempre stato democratico e anzi non le ha mai perdonato quella volta che lei votò per Reagan. "Mentre facevamo i sopralluoghi delle location - racconta Virzì - eravamo circondati da questa campagna elettorale che stava infiammando l'America, in un modo particolarmente violento ed aggressivo e ci sembrava significativo riflettere queste vicende personali in un ritratto più ampio dell'America che stava cambiando. Non immaginavano quello che poi sarebbe successo o forse un pochino sì. E quella scena diventava una maniera ironica per raccontare ancora qualcosa dei nostri personaggi, i quali forse dall'America di oggi vogliono scappare via per sempre", spiega Virzì.

Sutherland, che torna protagonista del cinema italiano a 41 anni dal 'Casanova' di Fellini, dice di essersi "sentito bene" nel film. "Quando Paolo è venuto da me non l'ho visto come italiano, anche se quando parlava italiano non capivo una parola, a me lui è sembrata una persona universale. Ha una visione straordinaria della verità. Ha capito le caratteristiche di una condizione particolare che mi era molto familiare. Sia a me che ad Helen sembrava la migliore idea al mondo la sua e quindi abbiamo deciiso di fare questo film insieme. Ma non l'ho mai pensato come cinema italiano ma come una storia universale", conclude.

L'altra protagonista, Helen Mirren, proprio oggi 'incrocia' al Lido il regista che l'ha diretta in 'The Queen' (il film che l'è valso l'Oscar nel 2006), Stephen Frears, il quale quest'anno porta al Lido fuori concorso un'altra regina: la regina Vittoria interpretata da Judi Dench in 'Victoria e Abdul'. "Quando fai la parte della regina ti danno dei costumi bellissimi. E l'altro vantaggio è che anche se hai un ruolo con poche pose tutti ti guardano comunque - ironizza - ma ci sono altri personaggi altrettanto belli. Ella per esempio non è una regina. O forse è la regina di quel piccolo regno che vive all'interno del camper Leisure Seeker", dice l'attrice che cita Anna Magnani come il suo idolo assoluto.

"Dopodiché - aggiunge l'attrice - in un film tutto inizia e finisce con la regia e con il montaggio: quello che facciamo noi nel mezzo è solo un contributo. IIl regista ha una visione: e un italiano che guarda l'America è un occhio non influenzato e quindi più potente. Quando si vede questo film si capisce che non poteva che farlo Paolo Virzì che ha una grande umanità".

Le scelte di libertà che Ella e John compiono nel loro viaggio riflettono anche le scelte dei due attori in questa fase della loro carriera: "Ho amato moltissimo il personaggio di Ella, perché si trova di fronte alla fine della sua vita ma l'affronta con grande impegno, energia e voglia di vivere e spero di farlo anche io fino alla fine. Sicuramente oggi è ancora così. E vorrei anche che la mia morte fosse piena di risate", dice Helen Mirren. "Sono d'accordo con Helen", le fa eco Sutherland.

Il film, che uscirà negli Usa a dicembre e in Italia a gennaio, è già stato venduto in 90 Paesi. Paolo Del Brocco, ad di Rai Cinema, sottolinea che si tratta di "una scommessa vinta perché non abbiamo avuto paura di sfidare il cinema americano sul suo terreno".