“Ci manca il terremoto e completiamo i cataclismi. Io, per non fare il vecchio pandemico, ho deciso di fare questo film”. Parola di Lino Banfi nei panni di un nonno alla riscossa nell’opera prima dell’attrice a autrice Chiara Sani: Vecchie Canaglie, in uscita al cinema il 5 maggio distribuita da Orange.

Nel cast non è l’unica canaglia, ma ce ne sono tante altre interpretate da Greg, Andy Luotto e Andrea Roncato. Nella commedia il “nonno d’Italia” (Banfi), a capo di questa simpatica combriccola di vecchietti, si troverà suo malgrado a salvare la casa di riposo, Villa Matura, in cui vive dalle mire della cinica proprietaria, facendo ritrovare a tutti un’energia e un entusiasmo apparentemente sopiti.

“Nasce da un soggetto che avevo scritto anni fa. Adoro le commedie degli equivoci, tipo Cocoon L’erba di Grace, e poi il tema della terza età mi ha sempre affascinata. Volevo raccontare ironicamente alcune persone che prendono in mano la situazione perché non hanno più nulla da perdere”, dice Chiara Sani, che debutta alla regia dopo aver a lungo lavorato con Pupi Avati. “Un regista che mi scorre sotto pelle come una spugna. Ho sempre cercato di imparare da lui e spesso sul set pensavo a cosa avrebbe fatto lui al mio posto. Mi ha insegnato ad essere naturale nella recitazione e ho cercato di ripetere la stessa cosa con i miei attori”, commenta.

E sull’età che avanza Banfi dice: “Quando passa il tempo ti chiamano maestro o ti danno i premi alla carriera. Questa è una cosa bella, ma allo stesso tempo ti inizi a preoccupare perché si avvicina la morte”.

Da tutti considerato uno dei migliori comici del dopoguerra eppure nel corso della sua lunga carriera non ha mai ricevuto un David di Donatello: “Ci pensavo ieri mentre guardavo in tv i David: ho tanti premi, ma non ho neanche un David. Anche perché ho fatto tutti film che non hanno mai partecipato alla premiazione. Il comico spesso non vince premi. Sono contento che abbiano dato il premio alla carriera a Giovanna Ralli. Non bisogna però aspettare tanti anni”.

Lino Banfi in Vecchie canaglie

E poi: “È pur vero che i premi sono quelli che uno riceve nel corso della vita. Il mio premio alla carriera è quello che mi scrisse il Papa: al mio caro amico Lino Banfi, nonno d’Italia, che fa ridere tante generazioni. Ma io sogno di fare un film serio tipo Un borghese piccolo piccolo, in cui c’è un uomo al quale fanno tutte cattiverie e poi si vendica. Faccio sempre il buono e io non ce la faccio più”.

E ancora: “Durante la lavorazione facevamo in media due o tre tamponi al giorno. Ho fatto le tre vaccinazioni e in più quella dell’influenza e le sette vaccini per andare in Bangladesh, ho davvero mille anticorpi. Per due anni abbiamo visto solo virologi, psicologi, infettivologi ora vediamo solo vecchi generali in pensione, ecco questo film mostra qualcosa di sereno e dimostra che i perdenti e gli emarginati possono vincere. Io vorrei tanto fare una proiezione riservata a tutte le persone che vivono per strada, dandogli anche una porzione di orecchiette. Sarà difficile organizzarla, ma credo che ne valga la pena”.

Infine Andrea Roncato conclude: “Sono stato contento di rivedere dei vecchi amici. Questo è un film che potrebbe diventare poi una bellissima serie tv perché è davvero d’insegnamento per i giovani”.