(Cinematografo.it/Adnkronos) - "Un film è come un pranzo, noi serviamo antipasto, primo e secondo, sta al pubblico portare il dessert". Ricorre a una metafora Wong Kar-wai per parlare del suo nuovo film, 2046, sequel ideale di In the Mood for Love, in uscita nelle sale italiane il 29 ottobre distribuito dall'Istituto Luce. Rimontato dopo la partecipazione a Cannes e reso più semplice per lo spettatore con l'aggiunta di una voce narrante, il film narra gli amori e le relazioni disperate, passionali e intellettuali del giornalista Chow Mo Wan (interpretato ancora da Tony Leung, affiancato da Gong Li, Zhang Ziyi e Faye Wong), a partire da dove lo avevamo lasciato, alla fine della sua relazione con Su Li Zhen (Meggie Cheung) in In the Mood for Love. Ma se con il primo film il regista di Hong Kong raccontava una storia d'amore, 2046 è invece un film sull'amore. "Chow prima era un uomo che credeva nella famiglia e nel matrimonio - spiega Wong Kar-wai- adesso è cinico, vive in un hotel perché non vuole stabilirsi da nessuna parte e paragona tutte le donne che incontra alla sua amata, uno stato d'animo che a molti è capitato di vivere". A filtrare i suoi rapporti con l'universo femminile sono i ricordi che emergono durante la faticosa stesura di un libro di fantascienza intitolato 2046: il protagonista, che vive nella Hong Kong degli anni '60, immagina un mondo futuribile nel 2046 (è anche il numero della stanza dove ha vissuto il suo amore con Su Li Zhen), verso il quale si dirige un treno popolato da splendide androidi, le cui fattezze ricordano le donne che ha incontrato. Il treno, in perenne movimento trasporta anche Chow, la cui identità nella finzione del romanzo ha il volto del cantante e attore giapponese Takuya Kimura, verso un luogo in cui è possibile recuperare i ricordi perduti, ma dal quale nessuno prima di lui è voluto mai tornare indietro. La colonna sonora di 2046 segue i vari personaggi e ne identifica alcuni, la Norma con Casta Diva su tutte ma anche i ritmi latini e il motivo ideato da Umebayashi che accompagna le vicende del protagonista e ricrea le atmosfere tipiche degli anni '60 a Hong Kong, quando "la vita era più lenta e la gente sembrava avere più tempo". Restano invece sullo sfondo gli eventi storici che animarono il paese in quegli anni. "Ho scelto quell'epoca perché ne ho un bel ricordo e con il mio film volevo restituire posti, luoghi e suoni che stanno scomparendo - spiega il regista -. Volevo trattenerli affinché non se ne perdesse la memoria". Ma di un film che parli della sua amata Hong Kong e dei cambiamenti che hanno interessato la città dal 1997, anno del ritorno alla Cina, Wong Kar-wai non ne vuole sentir parlare: "Forse tra 10 o15 anni, adesso è troppo presto, è come quando ti guardi allo specchio: non vedi i tuoi cambiamenti fino a quando qualcuno non te li fa notare. Ci vorrà del tempo per vedere quelli di Hong Kong". Il prossimo impegno sarà sul set di The Lady from Shangai, nel quale dirigerà Nicole Kidman.