Che ne sarà di noi? Ma che ci faccio qui? Sono domande eterne (e titoli di recenti commedie sentimental-giovanilistiche di successo) che il nostro cinema si pone costantemente sui giovani, per ansia di guadagno più che sociologica. Non si sottrae anche Last Minute Marocco, dal prossimo venerdì in ben 150 sale, nuovo lavoro di Francesco Falaschi con un cast molto interessante: Maria Grazia Cucinotta, Valerio Mastandrea e Nicolas Vaporidis. Sicuramente più della trama, tema ricorrente del genere "viaggio di formazione", un Lezioni di volo più leggero e meno pretenzioso. "E' un film che vuole raccontare una crescita, quella di un rapporto tra un padre e un figlio. Magari attraverso la contaminazione: sotto un altro cielo, immergendoli in un'altra cultura". La storia è semplice. Famiglia disfunzionale, madre ansiosa (la Cucinotta) padre adorabilmente immaturo e assente (Mastandrea), figlio viziato (Daniele De Angelis). Quest'ultimo evita la solita vacanza in montagna per fuggire con gli amici (Nicolas Vaporidis e Lorenzo Balducci) in Marocco, con l'amico nordafricano (Jamil Hammoudi) goffo spacciatore di hashish. Qui troveranno (dis)avventure, amore, amicizia, maturità. Un last minute tutto compreso, insomma. Nel frattempo il povero Mastandrea, bravissimo- il film lo tiene in piedi lui- li rincorre, aiutato dalla stupenda Tamu (Kesia Elwin). "Mi ha affascinato molto- rivela Balducci, già attore in film di Techinè, Zanussi, Saura- questo rapporto padre-figlio. E' bello che non si incontrino praticamente mai, ci viene raccontato attraverso i loro singoli percorsi". Più sfrontato il neo sex symbol Nicolas Vaporidis, nuovo divo del cinema giovanilistico. "Io sono l'unico che non vive, nel film, problemi generazionali o familiari. Diciamo che io chiamo gli schiaffi, ma poi sono gli altri a prenderli. Mi è piaciuto essere il cattivo ragazzo di questo gruppo". Più serio quando lo si inquadra in un genere. "Notte prima degli esami e Last minute Marocco sono film diversi, per prospettiva di racconto e di analisi. E' giusto che ci siano entrambi: lì c'erano la scuola e gli anni'80, qua il Marocco e l'attualità. Sono tappe di un percorso diverso per raccontare una generazione che cresce, in cui posso mettere anche i miei prossimi lavori". Piace Valerio Mastandrea, sempre più bravo nonostante il suo understatement, nel suo primo ruolo da padre. "E' stato facile, credo sia il ruolo meno paterno degli ultimi 15 anni del cinema italiano. E' anzi Daniele (De Angelis) per intelletto e analisi, e anche nel film, a sembrare mio padre. Per me questo film è stata una scommessa, mi sono quasi rilassato. Fare opere prime, o quasi, com'è capitato a me finora, è la cosa più faticosa che possa accadere. Ho visto registi 'morire' sul set". Anche lui dice la sua sul genere giovanilistico. "Lavorando e vivendo in questo ambiente da un po' di tempo ho maturato l'idea che ci manca un linguaggio non omologato. Ben vengano Notte prima degli esami o Ho voglia di te, il cinema commerciale ha il dovere di esistere. Ma produttori e sceneggiatori, questi ultimi struttura fondante di questo mestiere, non si devono appiattire sulle esigenze del mercato. Con questo mestiere forse si può leggere meglio la realtà, e quindi, per esempio, si dovrebbe uscire da un certo paternalismo irritante verso i "pischelli". Ve lo dice uno di un'epoca in cui c'erano i giovani di professione che andavano in tv. Servono più opere come Nemmeno il destino di Gaglianone, per esempio. Non necessariamente film d'autore in cui si parla solo dopo il venticinquesimo minuto". Conferma e smentisce questa distanza dalla realtà il protagonista, Daniele De Angelis. "La fuga dalle regole e dalla famiglia è anacronistica, qualcosa di 10-15 anni fa. Ora forse si cerca qualcosa di lontano dall'Occidente, dalla frenesia. Sia il Marocco, l'India o altro". Buon viaggio.