Meno tre. Nel giorno dell'Italia, stasera la proiezione ufficiale di La nostra vita di Daniele Luchetti, le previsioni della critica danno come favoriti per il palmares Mike Leigh, Alejandro Inarritu, beatificato soprattutto dai francesi, e la toccante storia dei frati trappisti (Des Hommes et des Dieux) di Beauvois, che invece ha messo d'accordo quasi tutti. All'appello però mancano ancora sette film, tra cui appunto Luchetti e il suo protagonista Elio Germano, che potrebbe ambire a un premio per l'interpretazione. L'unica cosa certa è che fino a domenica sera non si saprà nulla, perché al contrario degli altri festival quello di Cannes è davvero "blindato": i giurati infatti saranno letteralmente sequestrati per una giornata intera e privati di cellulari e quant'altro. Un'allegra brigata, la si potrebbe definire, tra cinephiles puri come il critico scrittore Emmanuel Carrere, il suo presidente Tim Burton, il direttore del Museo del Cinema Alberto Barbera, il fuoriclasse regista spagnolo Victor Erice e i glamorous Benicio Del Toro, Kate Beckinsale, l'affascinante compositore Alexandre Desplat e la nostra Giovanna Mezzogiorno (più intelligente che amante della mondanità). A fare da ponte tra due culture l'indiano Shekar Kapur, elegante, impeccabile e sempre pieno di aneddoti da raccontare. A Cannes ha annunciato due progetti: Paani, che sarà pronto nel 2011, ambientato in un futuro in cui l'acqua sarà il bene più prezioso (nel cast dovrebbero esserci Kristen Stewart e Christoph Waltz). E un segmento dell'opera collettiva Love Berlin- How We Met, a cui parteciperanno anche Neil LaBute e Oren Moverman (The Messenger). L'episodio lungo circa cinque minuti narra l'incontro di due giovani innamorati. Le loro voci, di intensità crescente, unica testimonianza della città divisa dal Muro.