"La mia presenza qui non garantisce automaticamente che un film italiano sarà premiato ai prossimi Oscar". Il nuovo amministratore delegato dell'Academy, Bill Kramer, risponde con una battuta a chi gli fa notare che dal 2014 l'Italia non ottiene la statuetta per il miglior film internazionale.

Alla 79° Mostra del Cinema di Venezia, che apre domani, 31 agosto, ha avuto luogo il panel “I valori del cinema nella società globale”, incontro tenutosi nella nuova Sala Conferenze al 3° piano del palazzo del Casinò (con la vecchia che è stata trasformata in una nuova sala cinematografica) che dà il benvenuto all’Academy of Motion Picture Arts and Sciences, presente per la prima volta ufficialmente alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia, in occasione del 90° anniversario della manifestazione.

Insieme a Bill Kramer, il Presidente della Biennale Roberto Cicutto, il Direttore artistico della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica Alberto Barbera, il Presidente di Cinecittà Chiara Sbarigia, l’Amministratore Delegato di Cinecittà Nicola Maccanico, il Country Manager Italy di Mastercard Michele Centemero, con il giornalista di Variety Nick Vivarelli a moderare l'incontro.

"Sono molto contento di trovare qui i miei amici e successori di Cinecittà, la presidente Chiara Sbarigia e l’amministratore delegato Nicola Maccanico, ulteriore segnale di quanto le grandi istituzioni iniziano a dialogare seriamente con l’industria", dice Cicutto, che aggiunge: "Anche in passato le grandi trasformazioni tecnologiche hanno rappresentato uno spauracchio per il cinema, ma l’offerta che arriva oggi dall'audiovisivo è talmente nutrita che più possibilità abbiamo per fruirne e meglio è per tutti. L’importante è non combattersi. La Mostra del Cinema è parte integrante della Biennale, istituzione che dalla storia ha sempre imparato senza mai subirla, attrezzandosi di volta in volta di fronte a qualsiasi cambiamento. E quello che continua a fare la Mostra è cercare di capire cosa è successo finora, trasformandolo in contemporaneità".

La contemporaneità, o meglio, gli ultimi 9 anni, da un certo punto di vista parlano chiaro, come ricorda Alberto Barbera: "In questo lasso di tempo il rapporto tra il Festival e l'Academy si è tradotto in una sorta di consuetudine automatica che ha portato alle statuette per 4 migliori film (Birdman, Spotlight, La forma dell'acqua e Nomadland)  e a 7 film premiati per la miglior regia. Continuità, questa, che non può essere solamente casuale, ma il risultato di una serie concomitante di ragioni. Prima di tutto il recuperato rapporto con gli studios, anche in termini di rapporti, e la capacità di reagire alla concorrenza di altri festival internazionali (leggi Cannes, ndr) puntando sulla qualità della selezione. Tutti questi elementi insieme hanno contribuito a fare crescere il numero di media internazionali, oggi sono più di 3500 i rappresentanti dei media in tutto il mondo che garantiscono la copertura globale dell’evento. Poi - continua Barbera - c’è la questione tempo, con Venezia meglio piazzata di Cannes per quello che riguarda l’inizio delle campagne Oscar che di solito iniziano in autunno, con l’evidente eccezione di Parasite".

Venezia dunque "ha bisogno dell’Academy, ma anche l’Academy ha un po’ bisogno dei festival, proprio per questo lavoro di selezione che mette in mostra film che in potenza possono poi arrivare in nomination. Quando vidi Gravity nel 2013 ricordo che lo studio (Warner Bros., ndr) ancora non si era reso conto delle potenzialità di quel film, che poi vinse 7 statuette tra cui quella per la migliore regia. Il nostro compito è quello di promuovere il cinema presso il grande pubblico, provando a rimotivare quella fetta di spettatori che si è un po’ demotivato nel lasciare il salotto di casa propria".

Ma il rapporto tra l'Academy e la Mostra passa anche attraverso Cinecittà: "La storia dell’Academy e di Cinecittà si intreccia sin dagli anni ’20. Oggi guardiamo insieme alle funzioni educative, con il Museo di Los Angeles progettato da Renzo Piano e la nostra partecipazione con la mostra dedicata a Pier Paolo Pasolini", ricorda Chiara Sbarigia, che aggiunge: "Siamo convinti che il cinema sia ancora oggi un grandissimo veicolo attraverso il quale portare avanti il tema dei valori, su tutti quello della parità di genere, della sostenibilità ambientale, e con il nostro archivio ultracentenario continueremo a collaborare con il Museo per quello che riguarda la continua valorizzazione del cinema classico, lavoreremo molto sulla formazione, cercando di sviluppare in maniera continuativa la collaborazione con l’Academy".

Rapporto con l'Academy che per l'ad di Cinecittà Nicola Maccanico è "fondamentale per le opportunità materiali e immateriali che è in grado di creare. Sono reduce da una recente visita a Los Angeles al Museo dell’Academy ed è un luogo magico, sempre più internazionale, che dimostra quanto il futuro dell’Academy sia legato al mondo e ai valori del mondo contemporaneo. L’Academy fa sintesi alta tra qualità e incontro con il pubblico, non dimenticando quindi che il cinema ha un senso se trova ascolto. Cinecittà, da par suo, è un player industriale contemporaneo, con i teatri di posa sempre pieni, all’80% occupati da produzioni internazionali, da Angelina Jolie a Saverio Costanzo, con un film che peraltro parla proprio di Cinecittà. Oggi avere un ruolo nell’industria globale è possibile se si riesce a dare valore ad ogni singolo progetto: in diverse proporzioni ogni cosa che facciamo deve lavorare per trovare un pubblico. Christopher Nolan ha detto che le piattaforme e l’esperienza in sala si alimentano a vicenda, perché la debolezza di uno si riverbera sui pregi dell’altro, e viceversa. L’ecosistema dell’audiovisivo globale sta in piedi sulla base delle diverse esperienze".

Esperienze che l'Academy sta tentando di ampliare dal punto di vista degli orizzonti internazionali: "Siamo onorati di essere qui, la nostra presenza alla Mostra segna un'evoluzione significativa nel cammino che stiamo facendo, finalizzato ad aumentare un percorso iniziato negli anni '40 quando l'Academy introdusse i primi riconoscimenti per i film internazionali", dice Bill Kramer, che aggiunge: "Ormai l'Academy conta più di 10000 membri e più del 25% sono internazionali, questo dimostra il nostro impegno e l’evoluzione della nostra Accademia. Questa però è solo la punta dell’iceberg, il nostro museo è l’unico che da circa 100 anni si occupa esclusivamente di cinema, con il supporto di Cinecittà vogliamo aprirlo anche alle altre arti internazionali. Il nostro ruolo è quello di incoraggiare, educare, parlando costantemente con i nostri membri: gli Oscar hanno premiato moltissimi film internazionali anche in altre categorie, non solo quella per il miglior film".

Ma in quali termini il rapporto tra la Mostra e l'Academy si sta rafforzando, a prescindere poi dalle nomination e dai premi?

"Il legame tra la Mostra e in generale i vari festival con l’Academy si sta rafforzando negli ultimi anni. Perché si celebra l’esperienza comunitaria di guardare i film insieme, con amici, colleghi o estranei, ed è un’esperienza fondamentale. La cosa che abbiamo temuto è che con la pandemia sparissero i festival cinematografici, ora siamo andati oltre, capendo quanto siano fondamentali queste manifestazioni in presenza. Credo che l’importanza di festival e cineasti internazionali continuerà a crescere. La gente ha scoperto attraverso lo streaming una serie di film internazionali che altrimenti non avrebbe visto".

Argomento, quello delle piattaforme, che non poteva non tenere banco: "Ci sono tanti film di Netflix qui alla Mostra, ulteriore dimostrazione di quanto il player continui a contribuire con investimenti straordinari nella creazione di prodotti cinematografici. Sono convinto che non sparirà l’esperienza delle sale ma bisogna comprendere che la sala e lo streaming coesisteranno, vivranno insieme", dice ancora Kramer.

Con Barbera grosso modo dello stesso avviso: "Il modello di business di Netflix per certi versi è indiscutibile. Negli ultimi anni poi ha fornito un sostegno straordinario al cinema, finanziando autori e film che difficilmente gli studios avrebbero finanziato, titoli che hanno contribuito a cambiare l’immaginario collettivo. Non sono un operatore commerciale, non ho strumenti per poter intervenire su questo aspetto. E' plausibile immaginare una coesistenza sala-streamer con regole condivise e accettate? Non lo possiamo sapere ma è altrettanto indiscutibile il peso che Netflix ha avuto in quei termini. Questo non significa che tutto il cinema prodotto da Netflix sia degno di nota, noi però dobbiamo capire come i player tradizionali devono cambiare il modo di promuovere, sostenere, accompagnare i film in sala. Con la pandemia tutto è cambiato, son cambiate le abitudini dei consumatori, quindi deve cambiare il modo per garantire al sistema tradizionale di sopravvivere e rilanciarsi.