Monica (Laura Morante) è la cantante di una variopinta orchestra di liscio dalla vita privata a dir poco scoordinata, con il sogno di poter intraprendere un nuovo percorso musicale e con un figlio dodicenne (Umberto Morelli) che vorrebbe più di ogni altra cosa vederla felice, magari insieme ad un uomo finalmente "giusto". La scelta del bambino ricade sul suo insegnante di musica, il prof. Medri (Antonio Catania), ma anche questo incontro non finirà nel migliore dei modi. È Liscio, opera seconda (dopo Passi sulla luna, del lontano 1992) di Claudio Antonini, vincitore come Miglior Film nella sezione Alice nella Città della I Edizione della Festa del Cinema di Roma, dal prossimo 30 marzo nelle sale (una trentina) per Emme Cinematografica. Prodotto da Donatella Palermo (ASP) e Giorgio Magliulo (Dodici Dicembre) e costato poco più di 2 milioni di euro, "il film ha preso vita grazie al soggetto di - Marco Campogiani, vincitore del Premio Solinas - racconta il regista - e la storia ci ha colpito sin da subito per il fatto che un bambino di poco più di dieci anni raccontasse quella particolare fase della sua vita. Spesso non ascoltiamo la voce dei bambini, quando invece è proprio dall'altezza del loro punto di vista che potremmo imparare molte cose". Il bambino in questione è Raul, interpretato dal piccolo Umberto Morelli, chiamato ad impersonare un personaggio che, per sua stessa ammissione, "gli somiglia parecchio". Vagamente favolistica e volutamente antirealistica, la vicenda di Raul e della mamma Monica "si disinteressa dell'aspetto attuale delle cose - prosegue Antonini - ma si concentra sulle cose sempre presenti nel corso del tempo: il titolo stesso del film, Liscio, è metafora che si rifà ovviamente alla natura del primo ballo popolare con derivazione dal valzer dove la coppia si abbraccia, di fatto il mondo ideale verso cui tende il bambino protagonista". Separata dal marito, con un seguito di amanti (tra cui Roberto, interpretato da Massimo Ciavarro) destinati tutti, chi più chi meno, a farla soffrire, "Monica è una donna in apparenza facilmente giudicabile - spiega Laura Morante - che porta avanti questo rapporto non proprio convenzionale con il figlio: non c'è un conflitto aperto, fra i due, ma emerge con forza questo aspetto disomogeneo dove è il bambino ad essere protettivo nei suoi confronti e non viceversa. Ma credo sia proprio questo uno dei pregi del film, anche perché ho sempre creduto che i genitori migliori siano quelli imperfetti: è oltremodo necessario che i figli possano pensare di poter fare, un giorno, meglio dei propri padri e delle proprie madri, questi ultimi più apprezzabili laddove capaci di non vergognarsi delle proprie debolezze". Sempre impegnata anche a livello internazionale (dopo l'esperienza con Resnais, la vedremo tra qualche settimana sugli schermi anche in Le avventure galanti del giovane Molière di Laurent Tirard), l'attrice di Grosseto si misura nuovamente con la musica e con il canto: "Non è la prima volta che interpreto una cantante. Era già successo nel 1990 in Corps Perdus di Eduardo De Gregorio dove, doppiata, ero una cantante di opera lirica e, l'anno successivo, in un film portoghese mai arrivato in Italia, Ao Fim da Noite di Joaquim Leitão, dove interpretavo una cantante rock. L'idea di dovermi confrontare nuovamente con il canto mi terrorizzava, ma allo stesso tempo è stato forse anche per questo che ho deciso di accettare la parte in Liscio: il mio desiderio di cambiare, anche a rischio di commettere errori, è più forte di qualsiasi timore".