Ha snobbato i salotti tv della politica, ma non poteva non sperimentare l'emozione del debutto ad una kermesse cinematografica. Ecco perché Checco Zalone ha tenuto l'ultima cinechat del Festival Internazionale del Film di Roma, tra l'euforia del pubblico. La sua presenza, assieme a quella del cast di Hunger Games: La ragazza di fuoco ha trasformato la giornata nel momento più affollato (e atteso) dell'evento capitolino. “All'inizio – confessa – pensavo che i fan mi avessero dato un soprannome. Vedevo tutti questi cartelli con la scritta “Hunger” in Auditorium e mi ero convinto fossero per me, invece c'è Jennifer Lawrence nell'altra sala: è stata una bella umiliazione”.
Con lo stesso sorriso sornione racconta di aver guadagnato solo 1700 euro per Sole a Catinelle, che secondo le previsioni del produttore Pietro Valsecchi dovrebbe raggiungere la cifra record al botteghino di 55-60 milioni di euro.
“Adesso però – aggiunge – mi riposo, me ne sto a casa con mia figlia. Questo lavoro ha bisogno di momenti di pausa. Mi ha chiamato chiunque, compreso Bruno Vespa, per andare in tv ma o rifiutato per via della troppa visibilità. Non riesco neppure a guardarmi allo specchio. Mi vedo e dico: “Ma tu pure qui stai?”.
Durante l'incontro, però, ha colto l'occasione per togliersi qualche sassolino dalla scarpa: “Il mio cinema – dice – non fa bene solo al botteghino ma genera anche altri introiti, compreso quello dei locali accanto alle sale. I pizzaioli mi ringraziano perché aumentano il numero dei coperti con le persone che vanno a vedere la pellicola. Mi hanno detto che un tempo l'Italia aveva Pasolini e ora ha me, dicendo che è la morte della nostra filmografia, ma oggi tutti si sentono critici e anche il gommista sotto casa scrive la recensione sui social e dice la sua. Il mio intento non era quello di fare un lavoro ideologico o politico. Uso i temi forti dell'attualità non per fare saggi o mandare messaggi ma per ancorare la sceneggiatura alla realtà e fare in modo che la gente si riconosca nella storia”.
In realtà persino Zalone ha mostrato stupore per il seguito ottenuto da Sole a catinelle: “Il pronostico di Valsecchi di solito è il doppio di quello che penso io ma in questo caso era appena i due terzi dell'incasso. Davvero non ci spieghiamo questo fenomeno”. Gli fa eco il produttore: “Checco è sempre ansioso e ho dovuto togliergli il film di mano per farlo uscire. Aveva paura di raggiungere solo 20 milioni e di essere quindi considerato un flop. Ad un certo punto pregava di incassare meno per evitare la iella. Va detto però che il risultato non è solo nostro ma di tutto il cinema italiano. Il segreto per continuare in questa direzione è non sedersi mai e puntare sempre su nuovi debutti. In questo Zalone è molto generoso perché passa molte idee agli altri, senza provare invidia”.
Durante l'incontro ha intrattenuto il pubblico con le canzoni cult del suo repertorio, imitando Carmen Consoli, Negramaro, Eros Ramazzotti e Al Bano: “Mi sento più musicista che attore, non credo di essere in grado di uscire dalla maschera, dal mio personaggio”, ha precisato. Eppure mira a diventare il nuovo Alberto Sordi e ama la commedia americana di Ben Stiller, Adam Sandler e Sacha Baron Cohen. Per ora non si prospetta l'ipotesi di cambiare genere, anche se il regista Paolo Virzì lo ha contattato due anni fa: in quell'occasione, a malincuore, ha rinunciato perché ancora legato a Tao Due ma non si preclude alcuna opzione.
Tra i progetti futuri ha anche un grande sogno, “realizzare un progetto all'estero, per questo – confessa - voglio imparare l'inglese e andare fuori dall'Italia”.