“Il vero lavoro non è togliersi il trucco e recitare struccata, ma rappresentare il dolore, che è una cosa che parte da dentro”. Parola di Monica Bellucci, che porta alla decima Festa di Roma Ville-Marie, opera seconda del canadese Guy Edoin. Il film, corale e a incastro, inquadra a Montreal una grande attrice europea (Monica Bellucci), il di lei figlio ventenne, un’infermiera e il conducente di un’autoambulanza: i loro destini si incroceranno brutalmente all’ospedale Ville-Marie.

“Interpreto un’attrice glamour, che cade all’inferno e poi si redime. A un certo punto, si deve togliere la maschera, deve far vedere al figlio che si è spogliata per lui, che ora è solo donna e madre”, dice la Bellucci, che cita Isabelle Huppert: “Ha ragione quando dice che noi attrici abbiamo tante principesse dentro di noi e per ciascun ruolo ne scegliamo una da mostrare”. La “principessa” usata dall’attrice originaria di Città di Castello in Ville Marie si cimenta in una versione di Can’t help falling in love, ma “non sono una cantante e la mia non è una prova canora: uso le note per esprimere un sentimento, diciamo così”. In ogni caso, per la Bellucci “fare l’attrice non è una protezione, ma al contrario esposizione: è il mio lavoro, ma poi ho bisogno di vivere nell’ombra per ricaricarmi”. Viceversa, sul senso di colpa: “Viviamo in una cultura giudaico-cristiana, chi non ha sensi di colpa? Ho conosciuto persone che non l’hanno, e sono molto pericolose”.

Ancora, sulla recitazione: “Recitare in francese o inglese per me significa un doppio lavoro, mi mette tensione. Pensare che ora lo sto facendo in serbo…”. Si riferisce a On the Milky Road di Emir Kusturica: le riprese sono iniziate nel 2013, hanno girato solo d’estate, e finiranno a novembre 2015. Qualunque siano le lingue impiegate sul set, “Io mi sento italianissima: non so definirmi, posso solo dire che sono e mi sento italiana in tutto”.

Il 5 novembre arriverà nelle nostre sale con Spectre, il 24esimo film di James Bond: “Interpreto l’italiana Lucia, una vedova con molti segreti. Non interpreto una 30enne, ma una 50enne, una donna adulta, com’è giusto che sia. A 50 anni oggi si è a metà della propria vita, o almeno così dico alle mie figlie per rassicurarle…”. Monica nega di aver rifiutato il ruolo di Bond Girl 20-30 anni fa, ammette solo che “fare la Bond Lady dà più soddisfazioni, è speciale”. “Di sguardi sgraditi addosso ne ho sentiti tanti, come capita a qualsiasi donna”, confessa l’attrice, “ma basta parlare male degli uomini: anche noi donne possiamo essere terribili”.

Ma a 51 anni meravigliosamente compiuti qual è il bilancio? “Un bilancio interessante, non avrei mai pensato che avrei recitato a  Parigi e in tutto il mondo. Ci ho provato, ma non sapevo se ce l’avrei fatta. Oggi posso dire che, film a budget alto o basso che sia, davanti alla macchina da presa per me non cambia niente”.

Sulla partecipazione a film italiani, “quando faccio film fuori vuol dire che ho trovato progetti più interessanti all’estero. Ultimamente ho avuto una sinergia perfetta con Alice Rohrwacher, ne Le meraviglie”.

Rimanendo al cinema e al femminile, la Bellucci appoggia la battaglia per l’uguaglianza salariale, e non solo, tra uomini e donne portata avanti dalle colleghe americane: “E’ un battaglia che va fatta ovunque, non solo al cinema. E trovo assurdo che serva una legge per affermare il nostro diritto ad avere gli stessi diritti degli uomini, come è assurdo che un figlio dovesse avere il cognome del padre per non essere considerato un bastardo. Ma non bisogna farne una guerra, perché non serve”. Comunque, affonda la Bellucci, “oggi vedo gli uomini un po’ disperati”, sebbene “oggi il potere crei problemi al di là del sesso, perché il potere rivela chi sei”.

Non ama sentirsi definire “diva”, ammette solo che “faccio le cose che mi piacciono: diva non è una mia definizione, io mi sento una persona che creca di scoprire le cose”. E sex symbol? “Se lo dite voi…”. Infine, sulla bellezza: “Non ci si può stancare della bellezza, perché se ne va comunque. L’unico modo per rimanere belli è coltivare la bellezza interiore, e qui penso alle mie nonne. L’età serve per creare altre cose, e io non sono pronta a morire”.

Se Monica Bellucci non si sente tale, chi è per lei una star? “Le mie figlie, e tutti i bambini. Però in Francia le attrici si chiamano mademoiselle a ogni età, forse perché sono bambine che non crescono mai…”.