Incroci: di mondi, culture, obiettivi. E sinergie feconde, dal cinema al volontariato, dalle ONG alle scuole, tra adulti e bambini. "Un Ponte per", la storica associazione di cooperazione internazionale operativa sulla scena mediorientale, unisce Italia e Libano promuovendo a Roma - Casa del Cinema, dal 4 al 6 giugno - lo “Yalla Shebab", una tre giorni di cortometraggi, documentari e animazioni realizzati da ragazzi libanesi e palestinesi ospitati dal campo profughi di Beirut.
"Offriamo loro una formazione culturale che spazia dalla scrittura alla regia - dice il filmaker palestinese Hicham Kayed, tra i promotori del progetto - Sono giovani che vivono in una condizione di estremo disagio, cui viene data la possibilità di esprimersi e restituire un'altra immagine del Medio Oriente, più veritiera di quella offerta dai media occidentali". Kayed è il direttore artistico del Jana Film Festival, ovvero l'omologo a Beirut dello Yalla Shebab. L'associazione per cui lavora, Al Jana (che da tempo collabora con Un Ponte per), è una piccola goccia di speranza per i profughi palestinesi di stanza in Libano (se ne contano circa 200 mila), costretti a vivere ai margini di una società che li discrimina anche a livello legislativo: "C'è una lista di 77 mestieri che i palestinesi non possono fare per legge - racconta Kayed -. A loro è negato l'accesso all'istruzione universitaria e la possibilità di aprire un'attività commerciale. Io stesso sono un filmaker fuorilegge".
Alle strette dello Stato libanese - che tollera ma non sostiene attività come quella di Al Jana - fa da controcanto la macchina della solidarietà internazionale che vede protagonisti, oltre alle associazioni già citate, anche l'Unione Europea, i privati e altre ONG operative a livello culturale. Tra queste "Un Ponte per" che, inaugurando lo Yalla Shebab, punta a un'operazione di forte sensibilizzazione sui disagi del Medio Oriente, sulla necessità di abbattere i muri che separano nazioni e culture (centrale a tal proposito l'esperienza di Al Jana, la cui logica è mettere insieme ragazzi palestinesi e libanesi) e sulla prevenzione dei conflitti. Come ricorda Zeina Sfeir, la filmaker libanese impegnata in prima linea per lo sdoganamento della cultura araba attraverso il cinema, "il cuore di queste iniziative è lo sguardo al futuro, la formazione delle nuove generazioni che dovranno promuovere la pace".
Perciò il progetto dello Yalla Shebab, prima di approdare sul grande schermo, ha toccato tre istituti scolastici della capitale (il Rossellini, il Giordano Bruno e il Carlo Levi), coinvolgendo 400 studenti e 32 docenti. I licei, coadiuvati dagli operatori di Un Ponte per, hanno attivato da settembre dello scorso anno laboratori didattici e workshop sulla situazione palestinese in Libano, suggellati da un vero e proprio scambio di esperienze tra i giovani delle scuole romane e i loro coetanei provenienti dai campi profughi libanesi. In un secondo momento le stesse scuole hanno aperto un ciclo di lezioni di cinema tenute dalla stessa Zeina Sfeir e da Federico Pontiggia, critico della Rivista del Cinematografo e del Fatto quotidiano, con l'intento di fornire ai ragazzi i necessari strumenti per la valutazione dei film in cartellone allo Yalla Shebab. Infine, 40 di questi hanno costituito 4 comitati operativi che si sono occupati dei differenti aspetti dell'organizzazione del festival. Claudio e Victor erano tra questi: "Di attività extrascolastiche come questa ne vorremmo di più", ripetono all'unisono.
Il programma della manifestazione - arricchita anche dalla mostra "Libano oltre lo schermo" di Martino Lombezzi, che lo scorso ottobre si è recato a Beirut per realizzare un resoconto fotografico dell'ultimo Jana International Film Festival for Children and Youth - conta 30 opere, due inedite: 11 RuePasteur, opera giovanile della regista di Caramel Nadine Labaki, e Fatenah di Ahmad Habbash, il primo film di animazione palestinese. Domani invece anteprima di lusso (Casa del Cinema, ore 21) con The Time that Remains del pluripremiato Elia Suleiman (da domani nelle sale con distribuzione BIM), già in concorso al Festival di Cannes 2009.
La prima edizione dello Yalla Shebab, sottolinea il direttore di "Un Ponte per" Domenico Chirico, è dedicata alle vittime della flottiglia Free Gaza.