Che ci sia qualcosa di diverso nel cinepanettone di quest'anno è evidente dalla conferenza stampa di lancio: atmosfera sobria, poche donne (la sola Michelle Hunziker), zero pailettes e Aurelio De Laurentiis che chiede venia per non aver concesso neppure stavolta ai giornalisti l'anteprima del tradizionale film di natale: "Non è colpa mia. - confessa il patron del Napoli - L'alluvione ha allagato gli studi della Technicolor e siamo riusciti a malapena a salvare il negativo". I ben informati sostengono che le pioggie romane siano in realtà opera dell'accorto produttore. Può darsi. E' innegabile però che Natale a Rio - venticinquesimo cinepanettone targato Filmauro, da domani nelle sale in 800 copie - qualche elemento di novità rispetto al passato ce l'abbia. Parola di uno che se li è fatti tutti, Christian De Sica: "Per la prima volta non mi hanno proposto la solita canaglia, lo schifoso o il cascamorto. Mi hanno chiesto di fare il padre". Sarà l'età di De Sica ("A 57 anni non sarei stato credibile nei ruoli del passato", confessa il figlio di Vittorio) o, come dice il regista Neri Parenti, "la necessità di cambiare formula", ma la trasformazione a detta di tutto il cast c'è stata: "Un'evoluzione che non inizia adesso. - ribatte l'attore - Il cinepanettone è cambiato con la società italiana. Prima era più lento e rifletteva la calma spensierata di un Paese che sguazzava nel benessere. Oggi è più veloce, sincopato, ha preso ritmo e ansie dell'Italia di oggi". Scomodare la sociologia va bene, ma resta il sospetto che sotto sotto ci sia l'abiura di Boldi: "Un partner come Massimo Ghini, - ammette De Sica - che è un attore a 360 gradi e non un semplice comico, ha permesso qualche modifica alla struttura del cinepanettone. La farsa è diventata commedia brillante, e io un interprete completo". Ghini ringrazia e rilancia commosso: "Io e Christian siamo come due violinisti che suonano una magnifica partitura". Lo spartito prevede, come accennato, note più consone all'anagrafe dei due protagonisti. De Sica e Ghini sono due cinquantenni divorziati che hanno organizzato una lussuosissima trasferta natalizia a Rio De Janeiro, ignorando però che i loro figli Piero (Ludovico Fremont) e Marco (Emanuele Propizio) hanno scelto la stessa destinazione in viaggio low-cost. L'omonimia tra padri e figli genera però uno scambio di vacanze, con esiti ed equivoci inaspettati: "Il mio e quello di Massimo (Ghini, ndr) - aggiunge De Sica - sono personaggi che vivono situazioni speculari. Stavolta l'unico elemento di contrasto è il fatto che lui è un professore di etica dal linguaggio forbito e io un analfabeta che non capisce quello che dice l'amico". Su un versante sentimentale l'episodio che vede protagonisti Fabio De Luigi, al suo terzo cinepanettone, e Michelle Hunziker, confermata dopo il debutto in Natale in crociera: "Una bella storia d'amore con un terzo incomodo, Paolo Conticini" dice la bella Michelle, che rivolgendosi con gli occhi a cuore a Fabio De Luigi conclude: "Siamo stati proprio romantici quest'anno, vero?". A spezzare questo momento ci pensa De Laurentiis: "Anche i loro personaggi hanno avuto un'evoluzione. Nel film precedente non si toccavano, qui si baciano, nel prossimo...".