"Quando ho sentito quei ragazzi interrogarsi sul loro ruolo nel mondo e nella Chiesa contemporanei, su quanto senso avessero ancora quelle vistose e variopinte uniformi, e ho avuto il permesso dal loro capitano di intervistarli su questi aspetti, ho capito che avrei goduto di una grande e inattesa libertà nel realizzare il mio documentario". Il regista Gianfranco Pannone, napoletano, classe '63, racconta con serenità l'esperienza che per otto mesi lo ha portato a girare il primo documentario prodotto dal Centro Televisivo Vaticano presentato al Festival di Venezia. Si tratta di L'esercito più piccolo del mondo, un'opera delicata che con discrezione entra nella quotidianità del corpo militare più caratteristico del pianeta, la Guardia Svizzera Pontificia.

Pannone, a Venezia per presentare il film, racconta la sua genesi: "Dario Edoardo Viganò, il Direttore del Centro Televisivo Vaticano, mi ha commissionato la realizzazione del documentario. Io ero partito con moltissimi pregiudizi, ma Viganò mi ha subito tranquillizzato. Il suo desiderio era quello di realizzare un film con uno sguardo autoriale e laico, che fosse ad altezza d'uomo. Ho goduto di una libertà che ha sorpreso perfino me stesso".

L'esercito più piccolo del mondo

L'esercito più piccolo del mondo segue la storia di tre giovani reclute: l'"intellettuale" René, studente di teologia, Leo, che nella vita di tutti i giorni è un guardaboschi e Michele, ragazzo di origine lucana che crede profondamente nei valori della Guardia Pontificia. "C'è una piccola minoranza cattolica in Svizzera - spiega Pannone - e ognuno dei ragazzi che chiede di entrare a far parte della Guardia deve aver fatto il servizio militare in patria e superato diversi severi test psicologici. Ognuno di loro fa un mestiere differente ed è stato molto bello scoprire le diverse motivazioni che portano con sé. In tutti c'è la volontà di fare una forte esperienza di vita, al di là dello stipendio che comunque percepiscono insieme alla garanzia di vitto e alloggio. La maggior parte dei ragazzi rimane i 25 mesi canonici di durata del lavoro, ma per chi vuole c'è la possibilità di continuare la professione e fare carriera".

"La vera difficoltà di girare un film all'interno delle mura del Vaticano - prosegue il regista - è quella di restare fagocitati dalla troppa bellezza. Un'altra cose difficile è stata girare le scene con la presenza di Papa Francesco. Quando lui arriva, è il caso di dirlo, si scatena l'ira di Dio. Ma è un pontefice che sa trasmettere una profondissima umanità, e questo lo percepiscono anche le Guardie. Girare questo film è consistito anche nel raccogliere la quotidiana umanità che ci trasmette Papa Francesco. Lo abbiamo incrociato tre volte in 8 mesi, e ci ha sempre regalato un sorriso meraviglioso".

"L'esercito più piccolo del mondo ha l'ambizione di arrivare in sala - ha concluso Pannone - del resto si tratta di uno dei pochissimi casi di coproduzione presenti qui a Venezia: il film ha la cittadinanza italiana, svizzera e, ovviamente, della Città del Vaticano".