An Ordinary Man, un uomo ordinario. L'aveva chiamata così la sua autobiografia Paul Rusesabagina. L'uomo che di ordinario non aveva nulla. 14 anni dopo il massacro ruandese, l'hutu che mise in salvo 1200 Tutsi nascondendoli nell'albergo affidatogli in gestione, è ancora oggi per molti l'icona stessa dell' umanitarismo che nessun Male, nessun genocidio sarà mai capace di spazzare. Uno Schlinder africano le cui gesta furono immortalate qualche anno fa dal film Hotel Rwanda, dove un intenso Don Cheadle si calò con convinzione nei panni di quest'eroe per caso. Ma non era per caso quell'eroe, bensì per finta. Rusesabagina si sarebbe inventato tutto. A sostenerlo è un'indagine condotta dal giornalista Alfred Ndahiro e dall'universitario Privat Rutazibwa, sfociata in un libro di recente pubblicazione in Francia, Hotel Rwanda ou le génocide des tutsis vu par Hollywood. Tanto impietoso nel demolire la leggenda quanto preciso nel ricostruire i fatti. Rusesabagina avrebbe sì accolto i perseguitati nell'hotel, ma chiedendo in cambio soldi: 80 dollari a testa solo per entrare, poi gli extra per cibo e bevande. I due autori hanno ricostruito i fatti facendo quello che avrebbero dovuto fare gli sceneggiatori del film: interrogare i testimoni. "Rusesabagina ci ha chieso 80 dollari a persona - racconta una di loro - aggiungendo che se non avevamo da pagare non ci avrebbe lasciati entrare perché aveva già abbastanza inyenzi, scarafaggi come noi". Conferma tutto l'allora responsabile del ristorante Alexis Vuningoma: "Quando Rusesabagina ha preso in mano la situazione i rifugiati si trovavano già là. L'albergo era il quartier generale dell'Onu e molti di loro vi si erano recati ritenendolo un posto sicuro. Rusasabagina ci ordinò di fa pagare il cibo, le camere e ogni altro servizio". Concludono i due autori del libro affermando che l'unica ragione che permise a quei 1200 rifugiati di salvarsi fu la presenza dei funzionari Onu. Mandanti ed esecutori dei massacri temevano un intervento internazionale per quello che stavano facendo. L'Hotel Rwanda (che si chiamava nella realtà "Delle mille colline") sarebbe stato la prova che quei massacri non erano mai avvenuti.