“Ci vuole spessore anche nella commedia”. Così Massimiliano Bruno alla presentazione del suo nuovo C’era una volta il crimine, in uscita il 10 marzo distribuito in 500 copie da 01 distribution.

Il terzo (e ultimo?) episodio della saga sul crimine diretta da Bruno e interpretata da Marco Giallini, Edoardo Leo, Giulia Bevilacqua, Ilenia Pastorelli e dallo stesso Bruno vede protagonista la Seconda guerra mondiale.

“Volevo fare un film comico che parlasse di un momento storico importante del nostro paese- racconta Bruno-. Come spartiacque abbiamo scelto l’8 settembre del 1943, l’armistizio, una data storica importante. È una commedia che parla di grandi valori come le commedie all’italiana nella quale ironizzo su qualcosa che ci ha fatto male”.

Massimiliano Bruno in una scena del film - Foto Maria Marin

La guerra però non è purtroppo tanto distante ultimamente. “Questa è una concomitanza inaspettata. Questo film può aiutare i giovani a capire che cosa è la guerra ed è un modo di prendere le distanze da parte di chi la guerra non la vuole fare”, ribatte Bruno.

Nel terzo capitolo della saga l’improbabile banda di criminali proverà a rubare la Gioconda ai francesi e in questo viaggio nel tempo incontrerà alcuni dei personaggi che hanno fatto la storia del Paese come Sandro Pertini, Benito Mussolini, il Re Vittorio Emanuele e addirittura Adolf Hitler.

“I personaggi qui svoltano emotivamente: da cialtroni e vigliacchi diventano degli eroi, ovvero delle persone che scelgono con il cuore e che vogliono dare la vita per gli altri. Sono uniti nel combattere i cattivi che questa volta sono i nazisti”, prosegue Bruno che nei due film precedenti, Non ci resta che il crimine (2019) e Ritorno al crimine (2021), ci aveva raccontato altri due nemici: la Banda della Magliana e i “gomorriani”.

“Questa è una saga con personaggi ben delineati ma che non si ripetono. Anche il mio personaggio, Giuseppe, stavolta ha un lato sentimentale. Lo abbiamo sempre visto un po’ pavido e invece qui diventa più coraggioso”, dice Gian Marco Tognazzi.

Nel cast anche due nuove entry: Carolina Crescentini e Giampaolo Morelli. “È stato divertente arrivare in questa banda e lavorare con Massimiliano Bruno è stato un onore- dice Carolina Crescentini-. Ci conosciamo da tanto. È come una piccola famiglia in cui ci si capisce al volo. Qui interpreto Adele, una donna di quegli anni, ossia del 1940, dai tratti moderni perché è una fotografa che protegge sua figlia dai nazisti e dai fascisti mentre suo marito è al fronte”. E Morelli: “Il mio personaggio è l’unico che conosce bene la Storia perché ha scritto un saggio sulla Seconda guerra mondiale. Questa è una banda che attraversa l’Italia e che incontra alcuni dei personaggi che abbiamo sempre conosciuto attraverso i libri di storia o i racconti. Partecipare a questo conflitto e poter dare due ceffoni ai nazisti è stato catartico. Abbiamo potuto vivere tutto quello che abbiamo sempre letto dai libri”.

C'era una volta il crimine - Foto Maria Marin
C'era una volta il crimine - Foto Maria Marin
C'era una volta il crimine - Foto Maria Marin
C'era una volta il crimine - Foto Maria Marin

Tra i primi a veder bloccata l'uscita del suo Ritorno al crimine per la pandemia (doveva uscire a marzo del 2020, poi in autunno, infine è stato trasmesso direttamente su Sky Cinema Uno il 12 luglio 2021), questa volta Bruno non rinuncia alla sala: “Il cinema non deve diventare come il vinile è diventato per la musica. Cerchiamo di tenerlo vivo e per fare questo bisogna fare film che abbiano una potenza emotiva. La pandemia ha depresso le persone, e ovviamente è un deterrente anche avere in casa dei televisori con tanta scelta di film. Penso che in futuro bisognerà ritarare gli accordi di uscita tra il cinema e le piattaforme, rimandando l’uscita in televisione il più possibile, altrimenti il cinema ci rimette”.

A proposito di futuro: ci sarà un quarto capitolo? Bruno dice di no. Ma la produttrice Federica Lucisano (il film è stato prodotto da Italian International Film con Rai Cinema) dice: “Ci stiamo pensando. Il quarto capito potrebbe essere ispirato dal caso della Gioconda trovata a Montecitorio”.