Con questo film chiudo la trilogia sui padri, iniziata con La cena per farli conoscere e proseguita con Il papà di Giovanna: la molla che mi ha spinto a realizzare Il figlio più piccolo, almeno nelle intenzioni, va ricercata nell'ispirazione data da quel mix straordinario rappresentato dalla commedia all'italiana degli anni d'oro, penso soprattutto a capostipiti come Una vita difficile di Risi, quando sceneggiatori attori e registi riuscivano a penetrare nelle problematiche del presente in modo verosimile, concedendosi però anche alcuni lazzi e risate, centrando l'attenzione su personaggi veri, graffianti, cattivi ma non per questo non generosi". Pupi Avati incontra la stampa per la fine delle riprese del suo 39esimo film per il grande schermo in 40 anni di carriera - Il figlio più piccolo, scritto dallo stesso Avati, prodotto dal fratello Antonio in collaborazione con Medusa, che lo porterà nelle sale a febbraio 2010 - e tenta nuovamente la scommessa del grande attore comico in un ruolo drammatico: dopo Carlo Delle Piane, Diego Abatantuono, Antonio Albanese ed Ezio Greggio, è la volta di Christian De Sica, chiamato ad interpretare Luciano Baietti, come racconta lo stesso regista "immobiliarista romano che nei primi anni '90 a Bologna sposa Fiamma, praticamente il suo opposto, donna bellissima ma astratta, quasi per rimediare al fatto che avessero già due bambini. La abbandona il giorno stesso, per lo più con due appartamenti intestati lasciatigli dalla moglie. Anni più tardi, ai giorni nostri, Luciano inizia ad avere delle difficoltà economiche e, consigliato dal commercialista Bollino (Luca Zingaretti, alla prima prova con Avati, ndr), deve trovare un prestanome su cui scaricare la responsabilità delle situazioni più gravi: la scelta ricade su Baldo, il figlio più piccolo, cresciuto portandosi dietro il mito di questo padre che, di fatto, non ha neanche mai veramente conosciuto. De Sica e Pupi Avati si ritrovano così oltre trent'anni dopo Bordella (1976), "un film di rottura" dice l'attore, "di palle...", gli fa eco ridendo il regista: "All'epoca era barbuto e coi capelli lunghi - racconta ancora l'attore - ora è un grande maestro di recitazione, ha un'ipersensibilità quasi femminile e mi sono affidato totalmente a lui. Il mio personaggio è un mostro, però ha dei momenti magici, penso ad una sequenza in cui di fronte al figlio non riesce a trattenere la commozione: spero di aver fatto bene e che Pupi o altri registi mi chiamino ancora non solo per fare il 'comicarolo'. Non posso stare sotto la campana di vetro e uscire fuori solo per fare il film di Natale". Anche per Laura Morante - nel film è la ex moglie Fiamma - è un ritorno al cinema di Avati dopo l'horror Il nascondiglio: "Interpreto una donna ingenua, quasi idiota aggiungerei, tanto che l'ex marito la chiama 'la scemina', ancora innamorata di quell'uomo che l'ha abbandonata tanto da trasmettere al secondogenito questa insana devozione". Secondogenito che sullo schermo avrà il volto di Nicola Nocella, fresco di diploma al Centro Sperimentale, "un miracolo che si è avverato" come lo ha definito Avati: "Dopo Alba Rohrwacher il CSC mi ha regalato quest'altro talento, anche lui preparato da Giancarlo Giannini, e quando vedrete il film capirete come Nicola sia stato capace di vestire su di sè il personaggio". Fanno parte del cast, inoltre, Sydne Rome, Massimo Bonetti, Manuela Morabito, Alessandra Acciai, Maurizio Battista e, in un cammeo, Pino Quartullo.