Con Ritratto di mio padre, il Festival di Roma riaccende i riflettori rendendo omaggio a Ugo Tognazzi, l'artista che in quarant'anni di attività ha saputo raccontare ed interpretare i vizi e le virtù degli italiani, con coraggio e disincanto. A vent'anni dalla sua scomparsa, il “mattatore” della commedia all'italiana torna a vivere attraverso gli occhi della figlia Maria Sole, che ci restituisce - Fuori Concorso - un ritratto intimo ed intimista, umano e personale del padre.
"Non avevo mai pensato di fare un film su di lui fin quando non ho incontrato Matteo Rovere (produttore del film, ndr)”, ricorda la regista. E il suo è un Tognazzi inedito, che emerge dal materiale più eterogeneo; le Teche Rai, le sequenze dei film celebri e le interviste a registi ed attori costituiscono l'ossatura del documentario, ma il cuore è il Super8 di Tognazzi stesso, che amava girare sui set dei suoi film o nei momenti di vita familiare, circondato da amici e parenti, spesso attorno a una tavola imbandita. “Da questi filmati siamo partiti in fase di montaggio - svela il montatore Walter Fasano - aiutandoci anche con la colonna sonora che Sergio Cammariere, amico intimo di Ugo, ha composto per noi”. L'unico omissis riguarda la regista, che ha eliminato la sua immagine dalle riprese amatoriali fatte del padre. “Il mio intento era raccontare un Ugo Tognazzi “privato”, non solo tramite i ricordi della mia famiglia ma anche attraverso gli sguardi di coloro che hanno condiviso con lui momenti di vita non solo professionale”, spiega Maria Sole. E precisa: “Ho deciso di citare solo le opere dei registi che avrei potuto intervistare, per non allontanarmi dal terreno della credibilità e della verità”. Fanno eccezione le pellicole di Marco Ferreri, che hanno regalato fama e spessore al Tognazzi attore.
Da Mario Monicelli ad Ettore Scola, da Pupi Avati a Bernardo Bertolucci, sono loro i volti che affollano la galleria di personaggi del documentario: "Figure esemplari che appartengono ad un'epoca in cui fare cinema significava essere parte di una grande famiglia; oggi, purtroppo i tempi sono cambiati", commenta Maria Sole, il cui "ritratto del padre toccante ed assolutamente personale - conclude Matteo Rovere - rispetta lo spirito di Ugo, mettendone in risalto il coraggio e la libertà”.