Cinque pezzi facili, La famiglia, Dramma della gelosia, Ladri di biciclette, 8 ½, Non ci resta che piangere, Taxi Driver: sono i film che hanno lasciato qualcosa in più al protagonista del Terzo Incontro Ravvicinato del Napoli Film Festival: Paolo Virzì. Il regista livornese parla di sé attraverso il suo amore per il cinema.
Ha scelto ogni film per un motivo diverso e ciascuno di questi è stato fonte d'ispirazione per i suoi. Così scopriamo che il Bruno di La prima cosa bella è liberamente ispirato al Robert di Cinque pezzi facili, entrambi personaggi polemici e anaffettivi: “Certo, il personaggio di Bruno è complicato dal difficile rapporto con l'invadente sessualità della madre, ma non posso certo dire che non abbia pensato a quel film quando giravo”.
La commedia all'italiana - evocata con La Famiglia e Dramma della gelosia - ha inventato un modo di fare cinema, tanto che oggi i produttori cercano di ricreare quell'ambiente con lo star-system italiano, ponendo come conditio sine qua non la partecipazione di quell'attore piuttosto che un altro. Al neorealismo, e a Ladri di biciclette in particolare, si deve il riscattato dell'immagine dell'Italia nell'immediato dopoguerra, avendo suscitato un'affezione positiva verso il paese che era stata compromessa con il fascismo.
“I comici sono benefattori dell'umanità” dice Virzì (citando Fellini), per omaggiare Benigni e Troisi in Non ci resta che piangere. Troisi era capace di trasportare nei suoi film un male di vivere, che rendeva la sua comicità amara, senza intellettualismi. Benigni è esplosivo. Fellini invece è “oltre il cinema”. I suoi film sono dotati di una grazia infantile. 8 ½ e Amarcord sono vissuti come un godimento collettivo.
“Ciò che amo di un certo cinema americano è invece la capacità di prendere di petto le contraddizioni della società, quel torbido che vive dietro l'happening, che è anche il tratto caratteristico di Taxi Driver, la messa in scena della follia nel benessere, dove l'infelicità non solo è una condizione non auspicabile, ma non permessa”.