Ribelle e senza un futuro lui (Channing Tatum), ballerina privilegiata di una scuola d'elite lei (Jenna Dewan), i loro mondi apparentemente separati finiranno per incontrarsi quando la danza li unirà in un unico corpo. È Step Up, film già campione d'incassi negli Stati Uniti (60 milioni di dollari), previsto nelle sale italiane dal prossimo 26 gennaio distribuito da Medusa. Quinta pellicola di sempre nella speciale classifica che racchiude gli incassi di film sul mondo del ballo (al primo posto, naturalmente, La febbre del sabato sera), Step Up vede l'esordio alla regia dell'apprezzata coreografa Anne Fletcher e racconta, come da tradizione tipicamente USA, della possibilità di riscattarsi attraverso il talento e l'impegno: "Conosco molti ballerini professionisti - racconta la giovane Jenna Dewan - che provengono dalla strada. La danza li ha trasformati, portandoli al successo. Credo non sia sbagliato fare film di questo tipo, anche perché personalmente ricordo che quando ero piccola vedere spettacoli così mi rinfrancava, era un incentivo in più a coltivare questo sogno". Sulla stessa lunghezza d'onda, il coprotagonista Channing Tatum, apprezzato interprete (e candidato come Miglior Attore non Protagonista ai prossimi Independent Spirit Awards) del bel film Una guida per riconoscere i tuoi santi di Dito Montiel, visto alla scorsa Settimana della Critica: "Credo sia necessario far vedere ai ragazzi che alla fine si può riuscire. La cosa fondamentale è far capire che il successo si può ottenere solo attraverso l'impegno. Conosco tante persone che magari hanno più talento di me, ma non si impegnano minimamente per farlo emergere". Sudore, fatica e convinzione dei propri mezzi. Questi gli ingredienti necessari per poter coronare il sogno di una vita che, soprattutto per Jenna Dewan, trova il puntuale corrispettivo nella realtà: "La danza per me è tutto. Ballo da quando avevo cinque anni e pensare che ora sia diventato lo strumento con cui mi guadagno da vivere e che mi ha aperto le porte per una carriera nel cinema è davvero incredibile". Stessa passione, ma coltivata con una formazione meno "classica", quella di Channing Tatum: "Ho iniziato a ballare per le strade, insieme agli amici. Vedevamo film come Footlose e poi scendevamo per rifare gli stessi passi. Non è stata una cosa importante quanto lo può essere stata per Jenna che, durante la lavorazione del film, mi ha insegnato molto. Siamo diventati buoni amici, anche perché prima di iniziare le riprese abbiamo provato per più di tre settimane: è stato naturale si sviluppasse una fiducia reciproca". Lecito, a questo punto, domandarsi dov'è che finisce la danza ed inizia il cinema: "C'è molta recitazione anche nel danzare - prosegue Tatum - credo le due cose siano profondamente interdipendenti. Anche quando reciti in un film senza ballerini non fai altro che "ballare" con la persona con cui dividi la scena". D'altronde, lo sosteneva anche un mostro sacro come Robert Altman, quando parlava del suo The Company ("La danza è l'unico, vero linguaggio universale poiché non necessita di alcuna traduzione"): "Non posso che essere d'accordo con queste parole - ribadisce Jenna Dewan - anche perché credo sia proprio questo il vero motivo che spinge le persone ad andare a vedere film come questi: aggiungere la danza al cinema consente all'attore di potersi esprimere con una forza ancora maggiore".