“Arriviamo nelle sale in maniera abbastanza originale, con una distribuzione totalmente indipendente affidata alla Pablo: un modo per provare ad uscire dai canoni del sistema distributivo classico, sperando in una lunga tenitura come accadde per esempio al film di Giorgio Diritti, Il vento fa il suo giro, che fu un vero e proprio caso al cinema Mexico di Milano”. Il “maestro” Valerio Mastandrea arriva dunque sugli schermi con La mia classe, il nuovo film di Daniele Gaglianone presentato all'ultima edizione delle Giornate degli Autori durante la 70° Mostra di Venezia. Sarà possibile vederlo proprio al cinema Mexico di Milano (dove è in programmazione già da sabato 11 gennaio), mentre a Roma sarà presentato mercoledì 15 gennaio al Nuovo Cinema Aquila dal regista e dall'attore alle 22.30, per poi uscire in altre sale italiane da giovedì 16 gennaio. Proprio il giorno in cui farà ritorno sugli schermi La grande bellezza di Paolo Sorrentino, fresco vincitore del Golden Globe e – ormai è quasi certo – in cinquina agli Oscar come miglior film straniero (dal 2011 chi ha vinto il Golden Globe si è poi aggiudicato la statuetta…): “Sono riconoscimenti che significano tanto – dice Mastandrea a proposito del film di Sorrentino – soprattutto in prospettiva nei rapporti con il pubblico. Significa in qualche modo poter contribuire a ‘rieducare' lo spettatore, a fargli capire che si può, si dovrebbe andare al cinema anche più di dieci volte l'anno e, soprattutto, che vedere un film in sala è diverso che vederlo sullo schermo di un PC”.
Spettatore che, proprio di fronte ad un'operazione come La mia classe, viene invitato ad un tipo di fruizione lontana dai canoni abituali: al centro del racconto un gruppo eterogeneo di extracomunitari, studenti che prendono lezioni di italiano dal maestro, interpretato come detto da Mastandrea. Provengono da ogni parte del mondo, unico comune denominatore il permesso di soggiorno. Fino a che non scade… “Il progetto è nato da un'idea di Claudia Russo e Gino Clemente, che per motivi anche personali hanno pensato di costruire una situazione in cui si raccontava di una classe formata da extracomunitari veri con un insegnante impersonato da un attore. L'unico a cui abbiamo pensato è stato Valerio, dotato di un dono particolare, quello di saper trasmettere dallo schermo una genuina autenticità”, racconta Gaglianone, che poi spiega: “A due settimane dall'inizio delle riprese, un aspetto della storia che noi avevamo solamente immaginato – problemi relativi ai documenti per uno degli studenti – si è verificato realmente. A quel punto ho pensato di abbandonare tutto, poi abbiamo deciso di proseguire in un altro modo, e quindi Valerio ha continuato a fare il professore pur ‘rimanendo' Valerio, e noi – la troupe – abbiamo continuato ad essere noi stessi”. Sì, perché La mia classe è un film ma non è un film, non è un documentario, né docufiction o backstage: “Eravamo veri e finti allo stesso tempo, continua Gaglianone, e ai ragazzi raccontavo passo passo quello che avremmo fatto. In pratica ci trovavamo dentro a una contraddizione, una capriola iperbolica: non un film di noi che facciamo il cinema ma una metafora di com'è il nostro rapporto con la società, di come ci comportiamo di fronte a situazioni difficili, che possono metterci in crisi”.
E lo spettatore? “Lo spettatore deve smettere di chiedersi che cosa sta vedendo, perché racchiudere ogni volta una visione in un'etichetta è troppo rassicurante”, spiega il regista, che aggiunge: “La riflessione che facciamo sul cinema è un pretesto per fare una riflessione più ampia: noi diventiamo amici di questi ragazzi e quando ci raccontano le loro esperienze di vita non possiamo più rapportarci a loro solamente dal punto di vista lavorativo”.
Pensiero condiviso dallo stesso Mastandrea: “A me non bastano più i film con un messaggio, e parlo anche da spettatore. Di fronte a certe cose c'è l'urgenza che le cose cambino e che cambino anche in fretta”. Come attore, invece, “si può tornare a fare film ‘normali', magari con un'altra consapevolezza: la domanda che ci poniamo è ‘A cosa serve fare i film?', e metterla dentro ad un film è già un buon punto di partenza”, dice ancora Mastandrea. Che ha da poco terminato di girare il nuovo film di Michael Winterbottom, The Face of an Angel, liberamente tratto dal libro della giornalista americana Barbie Latza Nadeau, Angel Face: Sex, Murder and the Inside Story of Amanda Knox: “Del film posso dire poco, ma è stata un'esperienza molto importante per vari aspetti, non ultimo quello di aver interpretato il primo ruolo vero in lingua inglese. Poi la possibilità di lavorare con un regista come Michael, che ha un modo di girare davvero particolare, e con attori bravissimi come Daniel Brühl”, racconta l'attore, che infine rivela: “Tra un mese iniziano le riprese del nuovo film di Gianni Zanasi (Non pensarci, ndr), che dopo sette anni dirige finalmente un altro lungometraggio. Titolo La felicità è un sistema complesso, ma la trama è impossibile da raccontare”.