“Questo film non si concentra sul processo, ma sulla vita che si crea intorno al processo”. A parlare è l’attrice Daphne Scoccia che nel film scritto e diretto da Chiara Bellosi (che non era presente alla conferenza bloccata da un imprevisto), presentato nella sezione Alice nella città e dal 22 ottobre in sala, dal titolo Palazzo di Giustizia, interpreta la compagna di uno dei due imputati nel processo.

Tutto si svolge nel corso di una giornata all’interno di un grande tribunale. Al centro, nel cuore del palazzo, c’è un’udienza: sul banco degli imputati un giovane rapinatore (Giovanni Anzaldo) e il benzinaio (Nicola Rignanese), che, appena derubato, ha reagito, sparato e ucciso l’altro giovanissimo complice.

Ci sono gli interrogatori, le toghe e così via. Ma noi vediamo soprattutto quello che accade fuori dall’aula: i corridoi, dove c’è un idraulico (Andrea Lattanzi) che sta aggiustando un condizionatore e le famiglie degli imputati, fuori, in attesa: Luce (Bianca Leonardi), una bambina di sei anni che qui interpreta la figlia di Daphne Scoccia, e Sarah Short, qui la figlia di Giovanni Anzaldo.

Ma che ne pensate della giustizia in Italia? “Il mio pensiero è che la giustizia in Italia sia un po’ labile- dice Scoccia-. Penso che la legittima difesa sia lecita per tutti, ma non come viene descritta da alcuni politici. Non credo si debba avere l’arma in casa per farsi giustizia da soli. Spesso si tratta più di vendetta e orgoglio che del bisogno di difendersi. In un processo ci sono esseri umani da una parte e dall’altra. E’ giusto porsi un po’ più di domande e cercare di fare giustizia nel modo giusto. Questo non è un problema che riguarda solo l’Italia basta pensare a George Floyd”.

E Andrea Lattanzi, attore noto soprattutto per la serie tv Summertime, aggiunge:”La legge non è uguale per tutti come dimostrano anche eventi recenti. Se poi pensiamo a questi ragazzi che ammazzano altri ragazzi penso che serva un pugno duro. Chi sbaglia deve pagare, bisogna dare un messaggio chiaro”.

Sul suo personaggio Scoccia dice: “Questo film per me è stato un progetto importante e di crescita. Ho anche interpretato una mamma. Io e la bambina ci siamo subito trovate. Ho conosciuto i suoi genitori e lei si è subito affezionata a me un po’ come se fossi la sua sorella maggiore”.

Mentre Lattanzi: “Il mio è un ruolo che serviva da fulcro per la storia anche se non era fondamentale”. E poi, felice che dopo le ottime recensioni ricevute al festival di Berlino finalmente questo film arrivi in sala, conclude: “Il cinema non deve morire. E’ una parte fondamentale della nostra vita”.