(Cinematografo.it/Adnkronos) - Cappa e spada per iniziare. La Mostra del Cinema di Venezia si affida a un film epico di Hong Kong per dare il via alla 62ª edizione. Seven Swords, che uscirà in Italia il 2 settembre distribuito da Medusa, è l'ennesimo film sulle arti marziali (in cinese wuxia) diventati un fenomeno cinematografico dall'uscita della Tigre e il dragone nel 2000. Il film è stato accolto molto tiepidamente alla proiezione, questa sera sarà presentato al pubblico della Mostra. Girato da Tsui Hark, uno dei più acclamati registi del genere, Seven Swords è interpretato dalla superstar di Hong Kong Leon Lai, da Charlie Young e da Donnie Yen e racconta la storia, ambientata nel 1660, del Villaggio delle Arti Marziali, messo in pericolo da un bando del nuovo governo della Dinastia Ching. Saranno i sette discepoli di un maestro di spada a salvare il villaggio, tra combattimenti feroci. Tratto dal libro di Liang Yu-Shen, il film "si ispira alla vicenda di due imperatori della dinastia Ching realmente vissuti e per realizzarlo ci siamo basati anche su documenti storici, paesaggi epici e passioni". Un film inevitabilmente pieno di combattimenti, uccisioni e massacri brutali. "Nella tradizione wuxia - dice Tsui Hark- i combattimenti sono molto carini e puliti. Io credo invece che la vittoria abbia sempre una fine tragica e non se ne esce mai puliti dopo aver massacrato decine di persone. Per questo non glorifico mai  la vittoria". "Da regista - continua - non mi pongo il problema di come e perché un film come questo debba piacere ad un pubblico occidentale. Cerco di realizzare qualcosa che tocchi il mio cuore ancora prima di pormi il problema di mostrarlo ad altre persone. A volte non siamo neanche in grado di distinguere quello che è occidentale da quello che è orientale: noi stessi, ormai, sappiamo molto poco della Cina, è una vecchia madre di cui i figli conoscono molto poco. Tsui Hark spiega anche perché il cinema asiatico continui a rifuggiarsi nella storia lontana e nelle spade invece di indagare di più sull'attualità: "Fare un film sui problemi che oggi affliggono la Cina si scontrerebbe con il controllo del governo cinese che è ancora molto forte. Ma i film wuxia sono un modo per esprimere i sentimenti di quelli che ci circondano. E poi l'industria continua a considerare il cinema principalmente come un mezzo di intrattenimento puro".