Era il 1953 quando fu detto a Totò che, dopo aver inaugurato il colore in Italia con Totò a colori, ora i lazzi del suo clown Tottons, protagonista de Il più comico spettacolo del mondo - Totò in 3D, sarebbero piombati in mezzo agli spettatori: un mazzo di fiori, una palla di gomma, le sue facce irresistibili. Esplicita parodia del film di Cecil B. DeMille su un grandioso circo, sceneggiato tra gli altri da Mario Monicelli e diretto da Mario Mattoli, campione d'incassi per l'epoca - circa 11 milioni di euro attuali -, Totò in 3D è tornato in vita al Festival di Roma dopo un complesso restauro fortemente voluto dal produttore Aurelio De Laurentiis. E' occorso quasi un anno per riportare la pellicola all'originario splendore: il film venne girato con un sistema per la ripresa 3D brevettato da Carlo Ponti e Dino De Laurentiis e denominato Podelvision, che prevedeva l'uso contemporaneo di tre camere da presa e la stampa di due copie di pellicole identiche, una per l'occhio sinistro e una per il destro. Totò in 3D uscì, però, soltanto in dieci sale e per pochissimi giorni, colpa le difficoltà tecniche. Ricorda quei momenti Liliana De Curtis, la figlia di Totò: "Papà era sempre pronto alle innovazioni, a tutto ciò che poteva essere il meglio per il cinema. E il 3D lo conquistò ".
Oltre a Tottons, Totò interpreta anche il ruolo della mamma, seduta tra il pubblico con Peppino De Filippo, Silvana Mangano, Anthony Quinn e Aldo Fabrizi. Ma il momento più intenso rimane la celebre "preghiera del clown": “Ti ringraziamo nostro buon Protettore per averci dato anche oggi la forza di fare il più bello spettacolo del mondo. Più ho voglia di piangere e più gli uomini si divertono, ma non importa, io li perdono, un po' perché essi non sanno, un po' per amor Tuo, e un po' perché hanno pagato il biglietto. Se le mie buffonate servono ad alleviare le loro pene, rendi pure questa mia faccia ancora più ridicola, ma aiutami a portarla in giro con disinvoltura. C'è tanta gente che si diverte a far piangere l'umanità, noi dobbiamo soffrire per divertirla; manda, se puoi, qualcuno su questo mondo capace di far ridere me come io faccio ridere gli altri”.