Il 15 aprile 1967 se ne andava il Principe Antonio De Curtis, in arte Totò. Di fatto non morì mai. La più grande icona della comicità italiana avrebbe attraversato quarant'anni di cultura tricolore, tenuto in vita da continue riproposizioni televisive e da una vasta produzione saggistica. A quest'ultima appartiene Totò, vita e arte di un genio di Edmondo Capecelatro e Daniele Gallo (Ed. Gruppo Editoriale Viator, Fondazione Ente dello Spettacolo), che nasce dall'ambizione di "svelare il sommerso dell'uomo e del personaggio", come sostengono i due autori. Coerentemente alla premessa, il libro è diviso in due parti, una biografica curata da un napoletano doc come Capecelatro e l'avventura artistica raccontata da Gallo: "L'elemento dominante nella vita di Totò - spiega Capecelatro - è l'ambiguità. Come se sotto il profilo umano vivesse di un'endemica, molteplice contraddizione: la malinconia privata e la comicità pubblica, il cattolicesimo e la massoneria, l'amorevole paternalismo con la moglie e la durezza verso le altre donne (una delle sue amanti, l'attrice Liliana Castagnola, si suicidò, ndr), l'anarchia popolana del guitto e l'ossessione per i titoli nobiliari, che nasceva dalla voglia di rivalsa nei confronti del nonno che non aveva voluto riconoscerlo perchè figlio di una plebea". Sfaccettature che l'animale da palcoscenico seppe tradurre in straordinario polimorfismo artistico: "Non fu solo attore, ma poeta e cantante. - ricorda Gallo - I più però lo hanno dimenticato". Non a caso è nella sua più celebre composizione poetica, 'A livella, che Totò "seppe risolvere tutti i paradossi della sua esistenza. Fu quella il suo vero testamento spirituale", sostiene Capecelatro. Nel libro c'è spazio anche ai rimpianti del principe: "Avrebbe voluto lavorare di più nel cinema muto, sfruttando la sua meravigliosa attitudine di burattino, di artista del corpo. Con i dovuto distinguo - sostiene Gallo - è stato lo Charlot italiano". La speranza dei due autori è quella di avvicinare le nuovissime generazioni a uno dei più grandi talenti comici che l'Italia abbia mai avuto, fiore all'occhiello della cultura partenopea in un'epoca in cui "Napoli era ancora città di eccellenza da un punto di vista artistico. Prima del declino e della chiusura in se stessa". Nell'attesa che Napoli torni a guardare Totò come al faro del suo meraviglioso passato ("La città non ha previsto nessuna commemorazione per i quarant'anni della morte del principe", ricorda Cepecelatro), è ancora una volta De Curtis a non dimenticare la sua città natale: i proventi del libro andranno a un'associazione di volontari operante nel Rione Sanità.