"Bisogna cominciare a fare un piano per il mondo del cinema". Così la pensa Cristina Comencini sul cinema ai tempi del Coronavirus, insomma è necessario "ripartire e riandare".

Il suo film però, al contrario, s'intitola Tornare e sarà on demand dal 4 maggio sulle piattaforme Sky Primafila Premiere, Timvision, Chili,  Google Play, Infinity, CG Digital, Rakuten TV.

Tornare
Tornare
Tornare
Tornare di Cristina Comencini

"Doveva uscire al cinema lo scorso 12 marzo, praticamente in piena epidemia - racconta Cristina Comencini-. Non sappiamo quando riapriranno le sale. E abbiamo pensato, con Rai Cinema e Vision Distribution, che era bello comunque portarlo nelle case. Non è stata quindi una scelta sofferta, ma deliberata: farlo vedere significa andare avanti".

Si va avanti dunque. C'è però chi, come la protagonista del suo film interpretata da Giovanna Mezzogiorno, invece torna, dopo la morte del padre, nella sua casa di famiglia a Napoli  e da lì comincia un viaggio mentale nei suoi ricordi del passato ed entra in contatto con la se stessa diciottenne, interpretata da Beatrice Grannò, e con lei bambina.

"E' un thriller psicologico - racconta la regista che ha scritto questa storia insieme a Giulia Calenda e Ilaria Macchia-. Il passato viene ad abitare il presente in questa casa desolata. E' stato abbastanza complicato il lavoro di questo puzzle. Abbiamo osato farlo. Non è un film che va capito razionalmente, ma emotivamente".

Di fatto c'è molto anche del suo vissuto in questa storia: "La Cristina adolescente, come nel film, è sparita per molti anni. Non c'era più e per tutta la mia vita, come penso succeda a molte donne, ho cercato di essere più seria di quello che ero. La mia fantasia e la mia immaginazione, la mia parte pazza, è andata a finire nei film e nei libri. Invece a un certo punto è tornata con la sua follia e spensieratezza e lì è venuta fuori l'idea di questo film".

La storia si svolge a Napoli ("l'ho scelta perché mia madre era napoletana e anche perché è una città fatta a strati, perfetta dunque per rappresentare i vari strati mentali della protagonista") ed è ambientata negli anni novanta: "La protagonista da ragazza ha voglia di andare a ballare. In quegli anni le donne hanno pensato di poter fare tutto, ma il modo in cui gli uomini le guardavano non era cambiato. Non è stato possibile fare una vita libera. Non lo era per quei tempi e non lo è neanche adesso secondo me. Ancora oggi le ragazze non vengono accettate e se vogliono divertirsi vengono viste come poco serie. E' qualcosa che ci metterà molto tempo per cambiare".

Tanti i temi presenti dall'elaborazione del lutto fino al perdono e alla memoria. "Io ho perso padre e madre- racconta-. Nel lutto non ripensiamo la persona che è morta, ma ripensiamo moltissimo a noi stessi. C'è anche il tema del perdono, perché c'è un momento nella vita in cui devi perdonare per andare avanti. E poi vi è un'operazione della memoria. La nostra memoria è piena di buchi. In un certo senso è un colabrodo. Come dico nel film tendiamo a ricordarci un po' le cose belle e i cliché, perché cerchiamo di non farci troppo male. Ci sono mie amiche che della loro infanzia non ricordano nulla se non attraverso le foto".

A proposito di questo è cambiata, secondo te, la nostra percezione del tempo che passa in questo nostro lockdown? "Tantissimo. Curiosamente è una delle ragioni per cui ho pensato di portare questo film nelle case, perché già nel film in un certo senso anticipavo questo. Capita, la più clamorosa è quella di Nanni Moretti con il Papa. Non sono arrivata a tanto. Noi abitavamo tutti molto velocemente, andavamo e venivamo, di colpo la casa è diventato un mondo. Ti accorgi di certe cose, ti appaiono oggetti, ti ricordi di altre. Il tempo e quello che gli orientali chiamano 'lo stare', tutto questo è cambiato. Noi siamo la generazione che ha vissuto questa cosa, altri hanno vissuto la guerra o l'influenza spagnola. E' qualcosa che ci rimarrà dentro", risponde Cristina Comencini che in questo "tempo sospeso" sta lavorando al trattamento del suo prossimo film dal titolo Le assaggiatrici, ispirato alla vicenda di Margot Wölk, che alla fine della sua vita ha confessato di essere stata da giovane un'assaggiatrice di Hitler. "Da un lato si lavora tramite queste videochat anche in modo molto efficiente - dice-. Ma le idee nascono anche da una passeggiata o prendendo un caffè insomma dall'inefficienza. Quindi è un po' strano".

Per tornare sul tema della "memoria", forse il governo si è dimenticato del mondo dello spettacolo?

"Per il momento non sentiamo parlare di cultura in generale: né di cinema, né di teatri, né di musica. Non capisco perché non si impieghi questo periodo per il rinnovo e la costruzione di nuove sale. Quando è arrivata l'epidemia già c'era stata una crisi gigantesca delle sale italiane. L'Italia da Roma in giù ne è praticamente scoperta, mi chiedo perché non si occupi questo momento per fare questo lavoro. E' l'ultima occasione per le sale, o lo facciamo ora oppure saremo tutti a casa a vedere il cinema e le serie. Bisogna anche far ripartire le troupe, in maniera limitata certo, ma bisogna riandare. Ecco, non lo vedo ancora sinceramente".

Insomma aspettando di "riandare", nel frattempo vediamoci Tornare.