Mentre in lontananza le cime imbiancate sono già pronte per gli ospiti olimpionici che verranno, nella downtown, invece, il clima è già surriscaldato per le decine e decine di proiezioni in programma al 22esimo Torino Film Festival. Con al timone Roberto Turigliatto, Giulia D'Agnolo Vallan e l'eminenza grigia, sempre meno dietro le quinte, Enrico Ghezzi, è ripartita la kermesse cinematografica seconda in Italia soltanto al Lido di Venezia. Tanti, come al solito, gli appuntamenti, a partire dal concorso internazionale dei lungometraggi tra cui spiccano: Undertow, il vibrante e tragico ritratto di un'america profonda e disastrata per la regia di David Gordon Green (già premiato a Torino e snobbato dai distributori nostrani); l'esordio nel lungometraggio di Elisabetta Sgarbi; la già scandalosa e controversa opera seconda dell'argentino Lisandro Alonso, Los Muertos; l'italianissima Catherine McGilvray con i visionari frame de L'iguana. E sorvolando criminalmente sui documentari in concorso e fuori concorso (suggeriamo soltanto per motivi di spazio, due titoli: l'inquietante L'enigma del sonno di Cerasuolo/Fergnachino e il Motoboy del morettiano Cesar Mereghetti), ci permettiamo di affermare, con tutto il rispetto e la stima per gli ospiti presenti (John Landis e Luciano Emmer con relative e totali retrospettive) e per quel Tobe Hooper "usurpato" al Nightmare Film Fest di Ravenna, che poi qui a Torino non è venuto per motivi di lavoro, che probabilmente queste due presenze sono personaggi leggermente inferiori a livello carismatico, rispetto alle cupe e crepuscolari figure presenti l'anno scorso a Torino: William Friedkin e Aleksandr Sokurov. Comunque c'è di che sollazzarsi con le anteprime USA: oltre al già citato Hooper, che ha spedito a Torino una copia del nuovo e spassoso The Toolbox Murders, troviamo il When Will I be Loved del sottovalutato e indipendente James Toback; l'atteso seguito di Prima dell'alba, Before Sunset di Richard Linklater; il Tunner on Tunner docufiction del redivivo Bob Altman; l'anteprima di Sideways, di quel piccolo genio che è Alexander Payne. Infine un omaggio "senza limiti" (sono dieci le pellicole in programma) all'appena scomparso regista brasiliano Rogerio Sganzerla.