“Come i tre moschettieri dopo vent’anni torno sul luogo del delitto”. Così Steve Della Casa, neo direttore artistico del Torino Film Festival, alla presentazione delle future linee guida della famosa kermesse cinematografica. Si svolgerà dal 25 novembre al 3 dicembre e sarà un’edizione importante: la quarantesima.

“Sarà il festival della ripartenza”, dice Della Casa, che succede a Stefano Francia di Celle (al termine del suo mandato ha scelto di tornare in Rai dopo due anni di aspettativa) e che si augura di andare incontro a un anno migliore rispetto ai precedenti dominati dalla pandemia. “Purtroppo c’è una guerra in corso in Ucraina- prosegue-. E ovviamente il festival è una creatura viva che registra quel che avviene intorno. Ma il festival è anche una festa come dice la parola stessa e vorrei che la gente si divertisse”.

Per cui ci saranno “notevoli sorprese” e tanti ospiti: “non le star che fanno le passerelle e i selfie e poi se ne vanno, piuttosto persone note e parlanti che abbiano qualcosa da dare e da dire, comunque nomi che non devi spiegare al caposervizio chi sono”.

In attesa di sapere i tanti nomi, intanto uno su tutti: Malcom McDowell, che sarà ospite al TFF a cinquant’anni da Arancia Meccanica. L’attore sarà protagonista di una masterclass condotta da David Grieco, regista di Evilenko, uno dei sei titoli (insieme ad Arancia Meccanica di Stanley Kubrick e Caligola di Tinto Brass) che lo stesso McDowell ha scelto come più esemplificativi della sua carriera.

Spazio poi al western e ai documentari. Saranno proposti sei titoli di film western classici in una mini retrospettiva e ci sarà anche molto cinema del reale che è “importante e deve avere una sua visibilità all’interno del festival”.

“Sarà un’edizione spumeggiante e divertente”, dice Domenico De Gaetano, direttore del Museo Nazionale del Cinema di Torino, e per festeggiare degnamente i 40 anni del TFF non solo un budget più ampio di un milione e 800mila euro, ma la serata d’apertura si terrà al Teatro Regio e sarà trasmessa in diretta.

Un’edizione dunque nel solco della tradizione, ma con grandi elementi di novità che vuole consolidare ulteriormente la collaborazione e la sinergia tra gli enti del sistema cinema torinese. Tant’è che in questo campo si sta preparando un convegno internazionale sul rapporto tra cinema e sala con Gaetano Renda. Dopo due anni di pandemia si vuole dunque ritrovare una vitalità identitaria. C’è però l’ombra della guerra. Come vi comporterete con i registi e in generale gli artisti russi?

“Non ci devono essere barriere quando c’è l’arte di mezzo- risponde Steve Della Casa-. C’è tanto cinema russo indipendente e non credo che si debbano alzare barriere doganali perché non è questo che ferma la guerra o che può aiutare le vittime, cioè i civili. Spero francamente che questa guerra finisca il prima possibile”. E sulle serie televisive: “Come sono contrario agli steccati bellici tra paesi, un altro steccato che va abbattuto è quello tra cinema e televisione. Vorrei ricordarvi che il più grande regista italiano negli ultimi anni ha fatto solo tv e si chiamava Roberto Rossellini”.

Infine sulla Festa del Cinema di Roma conclude: “La festa di Roma avrà presto un direttore. Non sappiamo che impostazione avrà. Forse sarà più un festival di eventi oppure di ricerca che darà spazio alle opere prime. Io non credo alla concorrenza e alla rivalità tra festival. Siamo tutti liberisti e la concorrenza è uno stimolo: se qualcuno occupa il tuo spazio te ne inventi uno nuovo. I festival devono servire ai film per dargli visibilità, non viceversa”.