“Una commedia all'italiana, con rispetto parlando, alla maniera di Alberto Sordi, Dino Risi”. Così Checco Zalone, ovvero Luca Medici, presenta il suo quinto film, il primo anche diretto, Tolo Tolo, prodotto da Taodue e distribuito da Medusa su oltre 1200 schermi dal 1° gennaio.

Venti settimane di riprese, location dal Kenya al Marocco, da Malta all’Italia, segue Checco in Africa, dove si è rifugiato per le incomprensioni patite nell’avita Spinazzola: una guerra, con milizie che echeggiano sia l’Isis che Boko Haram, lo spinge però a tornare in patria, sulle orme dei migranti.

“Abbiamo incontrato molte storie, l’idea è stata raccontata a Luca da Paolo Virzì (cosceneggiatore, NdR), così è nato questo film: la sceneggiatura ha richiesto un anno e mezzo, per Luca è la prima regia, sostenuta con leggerezza, poesia, tocco magico, distanza e sorriso”.

“Ci sono dei giorni in cui mi sono sentito trovato (anziché perso, NdR), lo stress era tanto”, confessa Medici, e sulle polemiche sollevate dal teaser chiude: “Ce le aspettavamo, ma non fino a questo punto. Mi hanno pure un po' stancato. Sia chiaro, non ne ho sofferto, cinicamente fanno battage pubblicitario”.

Sulla genesi del progetto: “Paolo (Virzì, NdR) mi ha chiamato, il soggetto glielo stavo rubando, diventava mio, indi l’ho diretto io: girare è un lavoro di immensa difficoltà, hai tutto in mano, e un po' ho bestemmiato. Addirittura, ha piovuto nel deserto, non succedeva da 20 anni”.

Venendo alla politica, Medici dice: “Un film anti-salviniano? Non c'è proprio Salvini”, ma poi ritrova il leader della Lega parlando del personaggio di Gramegna (Gianni D’Addario), che da disoccupato diventa premier: “Ha la carriera di Di Maio, veste come Conte e parla come Salvini”. Ancora, tra i politici Tolo Tolo lo farebbe vedere “per primo a Mattarella, anzi, al Papa”, e rivela una “pressione che da 1 a 10 è 10: bisogna fare i soldi, speriamo di riempire le sale”.

Infine, Medici rigetta le accuse di “sessismo” e sul razzismo, nel film si sentono i discorsi razzisti di Mussolini, conclude: “Mi servo del Duce per spiegare la nostra intolleranza che esce nei momenti di difficoltà, di stress, come la candida”.