“Per ogni film ho sempre voluto provare passione, entusiasmo: c’è sempre una scelta emotiva dietro le mie opere”. Parola di Tim Burton, che dopo Quentin Tarantino riceve il secondo premio alla carriera attribuito dalla XVI Festa del Cinema di Roma.

Incontrando stampa e accreditati, parla dei personaggi che sente più vicini, “Edward mani forbici e Ed Wood, anche se io non indosso abiti femminili”, del suo film preferito, “Vincent, perché dura solo cinque minuti e io ho problemi di attenzione”, del suo attore feticcio, Johnny Depp, accantonato dal sistema hollywoodiano: “Ho tante opinioni in merito, ma non il tempo sufficiente per esprimerle. Di sicuro lavorerei ancora con lui, è un amico, ci tengo”.

in carnet ha la sua prima serie, Wednesday, “basata sul personaggio di Mercoledì della Famiglia Addams: l’abbiamo girata in Romania, assomiglia a Beetlejuice”, Burton sottolinea come “a volte la realtà supera la fantasia, spesso le storie più incredibili sono vere”, ritiene che “musica, scenografia, fotografia sono per me personaggi del film” e, premesso come abbia “un terrore sacro del palcoscenico”, rivela di “non aver mai avuto paura di fare quello che mi indicava la mia passione: non abbiate mai paura del fallimento, serve entusiasmo per realizzare qualcosa di speciale”.

Detto che l’inclusività che oggi impazza a Hollywood “per me è da sempre una necessità, mi reputo diverso dagli altri, fuori dagli schemi”, il regista si scaglia contro il politicamente corretto: “Non vorrei essere un comico oggi, non puoi fare né dire nulla senza ritrovarti nei guai” e rifiuta la nomea di dark: “Non mi piace, è un’etichetta che mi ha segnato”. Ma il bersaglio grosso è la Disney, per cui nel 2019 ha fatto il remake live action di Dumbo: “Ho avuto un esaurimento nervoso, mi sono sentito io Dumbo con la Disney, uno che non c'entra niente con l’ambiente in cui si trova: è stata un’autobiografia, sono ancora traumatizzato”.

Nessun cruccio, viceversa, per l’Oscar che non ha mai avuto: “Non so che dire, sono felice così”, né rimpianti o rimorsi: “I film sono come figli, non mi pento di nulla”.

Sul premio alla carriera tributatogli dalla Festa Tim Burton prima scherza: “E’ un po' come stare al proprio funerale”, poi apprezza: “Sono cresciuto con Mario Bava, Fellini, Argento, ho lavorato con Dante Ferretti, amo Roma e amo l’Italia”. E conclude: “Sono molto fortunato, di sogni ne ho sempre, e questo mestiere mi permette di sognare a occhi aperti”.