"In un contesto di selvaggia frammentazione della fruizione narrativa, il cinema riveste un ruolo di mediazione nei confronti della realtà" Così Dario E. Viganò, presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo, aprendo il Convegno di Studi "Immagini dal mondo. Cinema, Rappresentazione, Verità", prologo del Tertio Millennio Film Fest, in programma a Roma dal 9 al 13 dicembre.
Tra i relatori, monsignor Paul Tighe, segretario del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali, evidenzia: "Il cinema nasce come rappresentazione, al centro del quale è da sempre l'umanità, un'umanità che per progredire ha bisogno della verità. La verità serve all'uomo per non dimenticare da dove viene, per difendere la memoria storica, per sperare in un'era di civile convivenza, per comprendere il senso della vita, dell'amore, della morte". "Un buon film, come un buon libro, non muore mai, anzi anche la scena di un film insospettabile può metterci alla ricerca", conclude il prelato.
Il regista Guido Chiesa, viceversa, parla dei suoi ultimi due documentari: Sono stati loro. 48 ore a Novi Ligure e Le pere di Adamo. Nel primo, ha messo in luce l'epidemia di paura che ha invaso nel 2001 la città piemontese nelle 48 ore successive all'omicidio di Giusy Casini e di Gianluca De Nardo, appena dodicenne, prima della scoperta che a commetterlo erano stati Erika De Nardo, figlia e sorella degli uccisi, e il fidanzato Omar Mauro Favaro, mentre Le pere di Adamo indaga la complessità della realtà, che nasconde un mistero: neanche la scienza non riesce a svelarlo.
Per Marco Bertozzi, docente all'Università di Venezia e regista, "l'immagine realistica non garantisce nulla, ma il mondo moderno ha voluto distinguere tra fiction e documentario, seduzione e conoscenza, natura e cultura", anche se, vedendo le immagini dell'attentato alle Torri Gemelle, "molti hanno pensato si trattasse di una fiction", mentre per Luca Mazzei, professore all'Università di Roma 2 – Tor Vergata, "più la macchina da presa si nasconde, più diventa importante, deificata; al contrario, più viene esibita più perde il suo fascino".
Concludendo, il critico Piero Spila sottolinea come il cinema abbia ritrovato anche in Italia "la voglia di raccontare la complessità del presente, anche nei suoi aspetti meno edificanti, come, in forme e modi diversi, fanno Il vento fa il suo giro, Gomorra e Tutta la vita davanti".