La terraferma la cercano tutti nel film di Crialese: gli immigrati con le barche alla deriva, i pescatori travolti dalla modernità, le madri che vorrebbero rifarsi una vita, le nuove generazioni indecise tra le leggi del cuore e quelle dello stato. Terraferma - primo italiano in concorso, accolto tra gli applausi della stampa - è sinonimo di solidita, certezza, equilibrio. La chimera dell'Italia di oggi: "Stiamo attraversando un momento di profonda confusione morale - commenta il regista romano, di origini siciliane -. La risposta dello stato al problema dell'immigrazione è totalmente inadeguata. Anche i media, che ci bombardano di notizie e imbrigliano la realtà nella rete del linguaggio, hanno gravi responsabilità. Siamo tra i pochi paesi europei ad avere adottato in materia d'immigrazione una legislazione improntata alla paura e alla chiusura. Dovremmo aprirci alla contaminazione. E invece siamo vecchi".
Girato a Linosa (mai nominata nel film: "E' una storia che potrebbe accadere ovunque", precisa Crialese), su una sceneggiatura scritta a quattro mani dal regista e da Vittorio Moroni, Terraferma intreccia la storia di decadenza di una famiglia di pescatori - Ernesto (Mimmo Cuticchio), il figlio Nino (Beppe Fiorello), la nuora Giulietta (Donatella Finocchiaro) e il nipote Filippo (Filippo Pucillo) - con quella di speranza di tre migranti - la madre (Timniti, che non è un'attrice ma la vera sopravvissuta di una traversata dall'Africa a Lampedusa, in cui ha visto morire 72 compagni di viaggio) e i suoi due bambini, miracolosamente scampati al naufragio in mare. Un incontro che segnerà il destino di entrambi: "La cronaca era solo il punto di partenza - racconta Crialese -. Sapevamo di doverla rielaborare e di doverci affrancare dai canoni della fiction televisiva". E' venuto un fuori un film costruito sul continuo slittamento dalla realtà alla fiaba: "Non faccio film a tesi, non mi verrebbero bene - sottolinea il regista -. Racconto storie ponendomi delle domande. Potessi scegliere il mio pubblico ideale, avrebbe sette anni. Ho cercato di fare qualcosa di estremamente semplice, che potesse arrivare a tutti".
E a chi lo rimprovera di aver sollevato ambiguità sulla legislazione italiana in materia d'immigrazione - c'è una profonda differenza, fa notare una giornalista, tra il divieto di salvare (non presente nella legge Bossi-Fini) e il dovere di denunciare uno sbarco - Crialese risponde: "Conosco molti pescatori che si son visti sequestrare le barche con l'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Avevano solo soccorso della gente in mare". Amaro il suo giudizio sugli italiani: "A volte non so chi sono, cosa pensano. Se attorno alla famiglia di Ernesto ci fosse una comunità, la sua barca saprebbe qual è la rotta per la terraferma". Si sciogle quando parla di Timnit, la donna che interpreta la clandestina di colore nel film, non presente in conferenza stampa: "La guardi e capisci che ha passato l'inferno. Nello stesso tempo sa trasmettere una grande serenità. Ha una dignità che sa nascondere il dolore. Non ha voluto parlare di quello che è successo, così abbiamo deciso di reinventare insieme la sua storia. E quando dicevo qualcosa di sbagliato, mi correggeva". Terraferma, che uscirà venerdì nelle sale con 01, ha già una distribuzione internazionale. Nel cast - nel ruolo di tre giovani turisti sull'Isola - ci sono anche Martina Codecasa, Filippo Scarafia e Pierpaolo Spollon. Cameo di Claudio Santamaria, nel ruolo di un finanziere.