Sul comodino tiene The Physician's Desk Reference. E' una delle sue letture preferite insieme con The New England Journal of Medicine e al Journal of Medical Association . “Mi piace essere aggiornato su quello che succede e confrontare le scoperte. A differenza di uno scienziato, un artista ricerca una formula speciale senza mai trovarla: mi sento uno sperimentatore al di là di generi e classificazioni”. Di strada ne è passata dal suo esordio alla regia, Brivido nella notte (1971), eppure Clint Eastwood all'età di 80 anni (li compie lunedì, 31 maggio), nonostante premi e successi, conserva l'umiltà dei grandi saggi. Forse il segreto è racchiuso nelle poche parole che continua a ripetere: “Quando faccio un film mi sembra sempre la prima volta”. Infanzia povera e movimentata, lavori disparati per mantenersi (boscaiolo, camionista, bagnino, pianista e trombettista jazz), rappresenta l'incarnazione del sogno americano: icona del macho, l'attore che si è fatto cineasta senza sbagliare mai un colpo. Oltre 30 film alle spalle, di cui 10 girati in nove anni, praticamente un record. “E' stata pura fortuna – commenta -. Mi sono imbattuto in storie interessanti, alcune sono piaciute, altre no. Non seguo le mode hollywoodiane, non voglio fare un blockbuster per teenager pieno di effetti speciali, miro a un pubblico più adulto”. I complimenti lo imbarazzano, difficile non subire il fascino di quegli occhi azzurri gelidi, ma la corazza dell'ex cowboy reazionario, impressa a lungo nell'immaginario collettivo, si è incrinata col passare degli anni. L'uomo è diventato il personaggio e viceversa: così Kowalski di Gran Torino non assomiglia più a Dirty Harry ma al coach Frankie Dunn di Million Dollar Baby.
Uomini dai percorsi ed esperienze diverse, che in tarda età trovano un modo per redimersi anche a prezzo di sacrifici estremi. “Mi interessano le persone in grado di cambiare, qualsiasi sia il cammino che debbano intraprendere. Quello di Kowalski è verso la tolleranza”. Dopo Invictus, Clint è rimontato in sella e ha già girato Hereafter, un thriller soprannaturale alla Sesto senso. Che cosa c'entra Eastwood con l'aldilà? “Non sono particolarmente credente, almeno nel senso tradizionale. Crescendo però ho scoperto che il conforto religioso prescinde dall'appartenenza a una forma istituzionalizzata”. Che nel prossimo progetto avrà le fattezze del controverso J. Edgar Hoover (sullo schermo sarà Leonardo Di Caprio a farlo rivivere), direttore dell'FBI fino al 1972, con mezzo secolo di vita trascorso nelle fila del bureau.