"Credo che questo film sia uno spaghetti-gangster e l'unico modo per garantirgli una certa credibilità fosse quello di affidarsi a questi attori. Ho scritto la sceneggiatura pensando solamente a loro: è una bella banda già nella vita e l'energia che trasmettono al film si deve anche a quelle 3-4 settimane di prove che abbiamo fatto prima di iniziare le riprese". Guido Lombardi presenta Take Five, opera seconda realizzata dopo l'ottimo esordio con Là-bas, oggi in concorso al Festival di Roma. Mix tra commedia nera e gangster movie, il film racconta l'impresa tentata da cinque criminali napoletani, che si uniscono per tentare di rapinare una banca: Gaetano, il ricettatore, suo nipote Ruocco, giovane pugile squalificato a vita, poi Sciomèn, gangster leggendario e depresso, Sasà, fotografo di matrimoni, ex rapinatore, reduce da un infarto. E Carmine, idraulico con il vizio del gioco (e relativi debiti), che un giorno si ritrova nel caveau di una banca per riparare una perdita. E si fa venire un'idea…
"Il primo film che mi è venuto in mente dopo l'idea partorita insieme a Gaetano Di Vaio è stato The Big Kahuna, proprio per il discorso relativo ai pochi ambienti in cui abbiamo realizzato la storia. E i pochi ambienti sono fondamentali per sfruttare meno location e, di conseguenza, risparmiare un bel po' sui costi di produzione", dice ancora il regista che, come detto, ha fatto di tutto per difendere fino in fondo la scelta del cast, formato dallo stesso Di Vaio (anche produttore con la sua Figli del Bronx, insieme a Minerva, Eskimo e il contributo di Rai Cinema), Salvatore Ruocco, Peppe Lanzetta, Salvatore Striano e Carmine Paternoster: "Dato che 3 dei 5 avevano vissuto esperienze simili, come me e Striano, credo che per il film potesse essere un valore aggiunto, soprattutto per salvaguardare il punto di vista interno", sostiene Di Vaio, che riferendosi a Guido Lombardi dice: "E' stato coraggioso, perché si è opposto anche alla possibilità di coinvolgere nomi celebri per il progetto".
Attori famosi che non vengono esplicitamente menzionati, ma che non si fa fatica ad individuare: "All'inizio cercavamo di fare una coproduzione con la Francia - racconta Gianluca Curti di Minerva - e ci fu la possibilità di scritturare per il film quell'attore che da qualche tempo è andato a vivere a Mosca per problemi legati al fisco (il riferimento a Gerard Depardieu non è casuale, ndr…), ma Guido non ha voluto sentire ragioni, il cast era blindato perché il film era stato scritto appositamente per loro". Tra questi, Salvatore Striano, già apprezzato in Cesare deve morire dei fratelli Taviani: "Va dato atto a Guido che mi ha scelto prima che facessi quel film, farlo dopo sarebbe stato forse più facile". Perché Take Five, quantomeno a livello embrionale, esiste da almeno 5-6 anni: "Siamo riusciti a realizzarlo grazie ai riscontri ottenuti con Là-bas (premiato con il Leone del Futuro a Venezia, ndr), compreso l'interessamento di Rai Cinema e il contributo del Ministero", spiega Lombardi, che per quanto riguarda la scelta del titolo dice: "L'omaggio al celebre brano jazz di Dave Brubeck (utilizzato anche verso la fine del racconto) è manifesto, la speranza è che il film potesse avere quel ritmo lì, con tempi irregolari e improvvisazione".