Dalla stampa specializzata Usa piovono consensi e critiche su Syriana, opera seconda di Stephen Gaghan con George Clooney e Matt Damon. La pellicola, che uscirà nel nostro Paese il 4 marzo 2006, è ispirata all'autobiografia dell'ex-agente della Cia Robert Baer, See no evil, per 21 anni impegnato in missioni in Medio Oriente. Syriana - il titolo si riferisce alla Siria, considerato dal governo degli Stati Uniti uno stato canaglia - è un thriller politico incentrato sul rapporto tra industria petrolifera e strategie di politica estera Usa. Come già aveva fatto per la sceneggiatura premiata con l'Oscar di Traffic, Gaghan disegna un affresco di storie e personaggi diversi destinati a incrociarsi: non a caso, il sottotitolo del film è "Tutto si lega". Clooney interpreta lo stesso Baer, uno 007 di stanza a Teheran che cerca di non cedere ai ripetuti tentativi di corruzione, mentre Damon veste i panni di Bryan, un esperto petrolifero ginevrino che assiste alla morte del figlio nella piscina di uno sceicco arabo. Il successo del film, concordano i critici statunitensi, dipende in gran parte dall'appeal delle due star hollywoodiane, ma per Screen Daily potrebbe rivelarsi insufficiente: "Anche con George Clooney e Matt Damon, è difficile che il film riesca ad attirare gli spettatori da mainstream così da giustificare il budget di 50 milioni di dollari". Analogamente The Hollywood Reporter ritiene che nonostante la coppia di divi il pubblico potenziale del film è composto dagli ultra-venticinquenni. I giudizi convergono anche in merito alla densità di Syriana difficile da contenere nei 126' di durata: Todd McCarthy di Variety, sottolineando la ricchezza di dettagli che testimonia gli anni di ricerche di Gaghan, rileva come questo sia "il raro film che potrebbe beneficiare dall'essere significativamente più lungo". Addirittura, per Hollywood Reporter, la storia, o meglio le storie del film, troverebbero collocazione più appropriata in una mini-serie. Nonostante una trama a volte confusa, la critica sottolinea la drammaticità del film che veicola "una sensazione di credibilità nell'ambientazione realistica e nei dialoghi naturalistici" (Variety). Syriana sostiene l'opinione di quanti vedono nella dipendenza dal petrolio la chiave della politica statunitense in Medio Oriente: la superpotenza non conoscerebbe ostacoli - corruzione, guerre, omicidi - nel mantenere il controllo sui pozzi petroliferi. "Ma se il punto di vista non è ingiustificato, questo crea una dicotomia semplicistica tra buoni e cattivi drammaturgicamente poco interessante" conclude The Hollywood Reporter.  Ai posteri, ovvero agli spettatori italiani, spetterà l'ultima parola.