"Mi annoio senza una storia d'amore: che sia un western o un thriller, cerco di filtrare tutti gli eventi attraverso una relazione amorosa". Così Sydney Pollack, protagonista di una travolgente lezione di cinema all'Alba International Film Festival. Di fronte a giornalisti, cinefili e numerosi studenti, il regista ha confessato i segreti del suo mestiere, secondo quel pragmatismo che contraddistingue i cineasti statunitensi. Parlando de I tre giorni del condor, Pollack confessa di "non amare le contrapposizioni tra bianco e nero, c'è qualcosa di perverso in me: trovo molto interessanti anche i cattivi, come il killer Max von Sydow". Mentre sull'abitudine a servirsi di star, il regista chiarisce un malinteso: "Anche gli amici più cari mi chiedono perchè mi ostini a lavorare sempre con i big di Hollywood, ma io rispondo: chi meglio di Robert Redford, Barbra Streisand o Meryl Streep avrebbe potuto interpretare i miei film? Mi ritengo molto fortunato". Da sottolineare, poi, le differenze tra l'Hollywood contemporanea e quella in cui il 72enne regista mosse i primi passi: "Dalla metà degli anni '60 all'inizio degli anni '80, se avevi fatto guadgnare gli studios, poi potevi permetterti di fare ciò che volevi. Oggi, invece, le major sono preoccupate solo del pubblico giovane, che è il più vasto e il più appetibile. Analogamente anche l'età degli attori si è abbassata: quando ero bambino sullo schermo vedevamo eroi molto più anziani di noi, ora ci sono star teenager". Non che l'avventura cinematografica di Pollack sia stata un cammino sul velluto: "Ho sempre paura quando parlo del film che sto per fare, saprò come realizzarlo? Nei miei esordi televisivi stavo sul set pietrificato, con le mani sudate, non mi sedevo mai, e alla fine della giornata crollavo per la tensione. Al contrario, altri registi sono animali da cinema, soprattutto quelli più giovani". E confida: "Non mi interessava fare il regista, mi è capitato per caso: non sapevo che fare, osservavo gli altri, ma per imparare ho dovuto prima compiere colossali errori". Spazio poi agli aneddoti, molto gustosi. Da Nicole Kidman, che si è proposta in prima persona per The Interpreter senza che Pollack avesse in mano uno straccio di script, al coprotagonista Sean Penn, che analogamente accettò senza avere certezze sul suo ruolo, con lo studio angosciato per aver sborsato i cachet per gli attori senza nessuna garanzia sul film. E ancora su Tootsie, titolo clou della sua filmografia scelto per aprire la sesta edizione del festival: "Per accettare il ruolo en travesti Dustin Hoffman pretese che nella finzione fossi io a interpretare il ruolo del suo agente: per costringermi ad accettare mi tartassò per settimane con mazzi di rose rosse... A partire da quell'esperienza "infausta" venni successivamente diretto da Woody Allen e Stanley Kubrick". Da ultimo, l'amore in Come eravamo tra Robert Redford e Barbra Streisand: "Senza love story mi
annoio, ma mi piacciono quelle alla Romeo e Giulietta, con amanti che vorremmo stessero insieme ma è impossibile. Se vivessero felici e contenti non rimarrebbero nella testa degli spettatori".