"Devo ringraziare Naomi (Watts, ndr), è stata lei a farmi conoscere questo script. Perché sa quanto ami la boxe. Ma oltre alla boxe, qui ho davvero amato il personaggio, questo senso di apertura con cui ha affrontato la trappola del narcisismo. E come attore, questo è un argomento per me importantissimo". Liev Schreiber produce e interpreta The Bleeder, biopic su Chuck Wepner, discreto pugile del New Jersey, soprannominato "l'emofiliaco di Bayonne" per la facilità con cui si feriva e sanguinava in volto, che nel 1975 sfidò nientemeno che il leggendario Muhammad Alì per il titolo, resistendogli per 15 riprese. La fama di Wepner si ampliò l'anno successivo, però, quando i cinema di tutto il mondo iniziarono a proiettare Rocky, primo capitolo della saga sportiva più celebre di sempre, con Sylvester Stallone che si ispirò proprio al "Bayonne Bleeder" per creare il suo personaggio.

"Stallone è stato molto generoso - continua Schreiber - visto che mi ha raccontato la storia di quel periodo, il suo rapporto con Chuck, e anche per questo gli devo un grande ringraziamento". Scritto da Jeff Feuerzeig e Jerry Stahl, diretto dal canadese Philippe Falardeau (che in Italia portò qualche anno fa il film candidato agli Oscar Monsieur Lazhar), The Bleeder - oggi Fuori Concorso a Venezia - porta sullo schermo le contraddizioni di un personaggio benvoluto da tutti ma incapace di accontentarsi della semplice vita reale: "Scelgo sempre gli script da interpretare in base alle corde che riescono a toccarmi quando li leggo. In questo caso, come detto, era il modo in cui si metteva in scena il conflitto narcisistico di quest’uomo, la sua onestà e la sua capacità di sbagliare sempre in modo molto naturale, ma al tempo stesso la sua voglia di imparare da quegli errori", spiega ancora l'attore, che torna al Festival un anno dopo Il caso Spotlight e che stasera riceverà dalla Mostra il "Persol Tribute to Visionary Talent Award".

Con lui, a Venezia e sullo schermo, la compagna Naomi Watts, che nel film interpreta Linda, barista con la quale riuscirà a ricostruire una nuova vita dopo il divorzio dalla moglie (Elisabeth Ross) e il ritorno alla libertà dopo 26 mesi di galera: "Ho interpretato Linda - dice l'attrice - perché mi piaceva la saggezza del personaggio, piena di spirito. Molto diverso da tanti profili di donna interpretati da me in passato. Poi essere già una coppia nella vita e provare a interpretarla anche sullo schermo non è molto semplice, anche per questo è stato meglio non fare il ruolo della moglie".

Liev Schreiber, Naomi Watts e il regista Philippe Falardeau - Foto Karen Di Paola

Come ci ricorda la didascalia finale del film, Linda e Chuck sono ancora uniti. Ma quello che preme Liev Schreiber è che "Wepner possa apprezzare lo sforzo che ho fatto per interpretarlo nel film, altrimenti per me sono guai...", dice scherzando l'attore, in riferimento alla mole del personaggio. Uomo che - a detta del regista Philippe Falardeau - "ha saputo comunque trasmettermi un grande senso di tenerezza, come fosse stato un ragazzino intrappolato nel corpo di un adulto. Ed era questo, prima dell'aspetto sportivo, il vero tema che mi interessava sviluppare nel corso del racconto".