“La tendenza a cancellare il sacro, a eliminarlo interamente, prepara il ritorno surrettizio del sacro, in forma non più trascendente bensì immanente, nella forma della violenza e del sapere della violenza”.
Ci vuole il buon vecchio René Girard per accostarsi a Su Re ("Il Re"), il film in Concorso a Torino che il regista Giovanni Columbu ha tratto dai Vangeli di Matteo, Marco, Luca e Giovanni.
E' un quinto vangelo, sardo (Parlato in sardo, sottotitolato in italiano), dove i sinottici vengono frullati - dice il regista - come in Rashomon di Kurosawa: intenzione progressivamente abbandonata per lasciare spazio all'idea di “un sogno, in cui gli accadimenti si ripropongono nella loro perdurante drammaticità e in una sequenza non lineare: proprio come nell'esperienza del ricordare rituale e collettivo che è la messa cristiana”.
Dunque, non più scene ripetute alla Rashomon, ma la Sardegna quale novità principe: “Modificando le coordinate geografiche e storiche dei fatti accaduti, le vicende originali tornano a vivere in una luce nuova e si arricchiscono di nuovi possibili significati”. Si pensa, ovvio, al Vangelo secondo Matteo di Pasolini, si ritrovano quadri e cori da Ciprì e Maresco, soprattutto, si trova più la pittura che il cinema: Caravaggio, su tutti, per tagli di luce e fisiognomica degli interpreti.
Seguendo la profezia di Isaia - “Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per potercene compiacere” - Columbu affida Cristo a Fiorenzo Mattu, la cui immagine “rimanda alla dimensione interiore (della bellezza) visibile solo ai “puri di cuore” a cui, come è detto nel Discorso della Montagna, è riservato il privilegio di vedere Dio”. Non è bello, proprio no, Mattu, ricorda un Bacchino tumefatto, con occhi e labbra da pesce palla. Basso, scuro e peloso: dimenticate l'iconografia zeffirelliana, il Cristo bello, biondo e agiografico, le fattezze da santino e i lunghi capelli lisci da pubblicità del Pantene.
No, qui il ritorno surrettizio del sacro passa dall'iconoclastia dell'immaginario eletto: cancellazione “violenta” di quel pregresso, cinematografico e non solo, che ha cancellato il sacro e il suo ritorno immanente, tra le pietre, il vento e la natura brulla dell'isola, per far esplodere le calcificazioni del devozionismo e ritrovare il sapere della violenza.
Cristo soffre e sanguina, ci mancherebbe, ma la violenza è un'altra: dotta, informata e letteralmente appassionata, la potente, fascinosa rilettura di Columbu scarifica la parafrasi omogeneizzata delle Letture e ritrova il Cristo fatto uomo, riportando sullo schermo la kenosis. La salvezza.
Su Re arriverà nelle nostre sale nel 2013 con Sacher Distribuzione: i “puri di occhi” se ne ricordino.