Un concentrato di sperimentazione, datato 1971. E' We Can't Go Home Again, l'opera postuma di Nicholas Ray, regista scomparso nel '79, autore di capolavori come Gioventù bruciata, Johnny Guitar e Il diritto di uccidere, presentato in anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia. Finalmente restaurato grazie alla caparbietà della moglie Susan, che è riuscita a mettere insieme i soldi necessari (tra i sostenitori italiani Rai Cinema, Gucci e il Museo Nazionale del Cinema). "We Can't Go Home Again - spiega Susan Ray - è il risultato di tre esperimenti condotti simultaneamente da Nicholas: insegnare agli studenti come si realizza un film contemporaneo, utilizzare immagini multiple che si integrino con narrazioni multiple, all'interno di un contenitore più ampio. E sperimentare una nuova forma di lavoro giornalistico, che documenti i fatti di quel periodo attraverso il loro impatto sulla vita quotidiana e le emozioni di un gruppo di individui". Le immagini del work in progress originale, proiettato al festival di Cannes nel '73, sono state integrate con un racconto del regista, registrato da lui stesso negli anni a seguire. Con il suo team aveva girato in 8, 16, 35mm e in video, mantenendo ogni formato nelle sue proporzioni originali. Un'esperienza difficile da raccontare, o da sintetizzare che fonde l'uomo con l'arte, la politica con l'essere, i tabù con le ossessioni. Ed esprime al meglio il credo di Ray, ossia che il cinema è un modo di vivere.