Venezia 70, non mancano sorprese e incognite. Ad ammetterlo è lo stesso direttore del Festival: "Quest'anno ci siamo presi più rischi - rivela Alberto Barbera - ma sono rischi calcolati. D'altra parte, se una manifestazione d'arte cinematografica non rischia che esiste a fare?" Rischi riconducibili ad alcune delle scelte del concorso, dove spiccano per la prima volta ben due documentari (Sacro GRA di Gianfranco Rosi e The Unknown Known: the Life and Times of Donald Rumsfeld di Errol Morris), un film dalla durata di tre ore (Die Frau des Polizisten di Philip Groning, "un film radicale che metterà a dura prova la pazienza dello spettatore, ma che ripaga di tutte le fatiche", assicura il direttore), e alcune operazioni destinate a far discutere, tra tutte Jiaoyou di Tsai Ming-liang che, insieme al nuovo di Miyazaki ("Voleva andare in concorso e il film è davvero bello"), ha "costretto" Barbera ad allungare il concorso a 20 titoli, contrariamente alla promessa di chiudere a 18: "Tsai Ming-liang regala a Venezia il suo ultimo film. Ha annunciato che non ne farà più. E' la summa di tutto il suo cinema e qualcosa di più: va oltre il cinema stesso. Impossibile non prenderlo.".
Non ci saranno film all-star alla Twelve Years a Slave di Steve McQueen né altre potenziali operazioni mainstream (una su tutte: Captain Phillips di Greengrass, con Tom Hanks), e non per dabbenaggine dei selezionatori ma per comprensibilissime ragioni: 1) il film non è pronto; 2) il film non è piaciuto; 3) i talents sono impegnati altrove; 4) la trasferta di un plotone di star costa troppo. Sulla vistosa assenza di Luchetti (Anni felici andrà a Toronto), vanno naturalmente esclusi gli ultimi due motivi e del resto Barbera è chiaro: "Non voleva venire alla Mostra. Gli italiani hanno sempre timore di confrontarsi con la gara e la critica nostrana".
Altri rischi non direttamente connessi alla qualità, ma alla tipologia sì, dei film selezionati coinvolgono direttamente l'umore di pubblico e addetti ai lavori. Anche in questo caso il direttore non usa mezzi termini: ci sarà poco da ridere: "Il fil rouge tematico è la crisi in tutte le sue declinazioni, con un elemento che va sottolineato: il cinema di oggi sembra incapace di immaginare il futuro e offrire nuove prospettive". Per inciso ci sarà molto sesso, parecchi temi scottanti (pedofilia, omofobia, etc...), una caterva di cadaveri. Allegria. In compenso il future è reloaded con i 70 corti celebrativi che saranno girati da grandi registi per i 70 anni della Mostra. Entro il 21 agosto sapremo tutti i nomi, dopo quelli già annunciati di Bernardo Bertolucci, Paul Schrader, Shekhar Kapur, Apichatpong Weerasethakul, Abbas Kiarostami, Monte Hellman e Walter Salles. La Mostra consterà di 53 titoli complessivi e un profilo più snello e fruibile. Tra i graditi ritorni in gara segnaliamo Ana Arabia di Amos Gitai. Il film di chiusura sarà il doc in 3D Amazonia. Il vincitore di Venezia 69, Kim Ki-duk, finisce fuori concorso con il suo porno-horror Moebius. In Orizzonti doc attenzione a due campioni come Frederick Wiseman (At berkeley) e Wang Bing (Feng Ai, sugli ospedali psichiatrici in Cina). Dopo la trilogia di Heimat, Edgar Reitz prosegue fuori concorso il suo personalissimo viaggio nella storia della Germania con Die Andere Heimat - Chronik einer. Non sarà la collezione di figurine di Cannes, ma i nomi buoni per las stampa di colore non mancano: da Scarlett Johansson a James Franco (che porta in concorso Figlio di Dio da McCarthy), senza dimenticare Sandra Bullock e George Clooney. Quest'ultimi due protagonisti di Gravity, questo sì un film da grande pubblico: "Ma anche Philomena di Stephen Frears (in gara, ndr) è un titolo con un grande appeal commerciale - sottolinea Barbera - anche se in un festival d'arte cinematografica ci deve essere questo e molto altro". Intanto tantissimi anglofoni indipendenti (americani in primis, ma anche gli inglesi, protagonisti di una vera e propria renaissance, non scherzano). E poi documentari a iosa ("Ma ha ancora senso distinguere tra documentari e film di finzione oggi?", si chiede retoricamente Barbera), horror (c'è anche un inaspettato Wolf Creek 2 tra le proiezioni di mezzanotte), fantascienza (quello di Jonathan Glazer, Under the Skin è in competizione e tra i più attesi) e western (spicca il remake giapponese de Gli spietati, autorizzato da Clint Eastwood in persona, con Ken Watanabe protagonista). Poche le commedie: "Non è periodo", chiosa il direttore.
A rischio anche la partecipazione delle associazioni del cinema agli stati generali, almeno finchè il governo non darà risposte chiare sul reintegro del tax credit. Paolo Baratta, presidente della Biennale, prova a raffreddare gli animi: "A differenza dello scorso anno il Ministro del Tesoro ha già stanziato a maggio la metà delle risorse del tax credit, circa 43 milioni di euro. Prima di stanziare la seconda metà vuole aspettare di verificare il numero di richieste. Non vedo il problema".
Capitolo mercato: per la prima volta gli operatori internazioni usufruiranno di quattro sale per visionare i film. E a proposito di sale, grazie ai lavori di ampliamento e ammodernamento di quelle esistenti, Venezia diventa con 5.500 posti a sedere il festival internazionale con la maggiore capienza di pubblico.