Siamo tutti Alberto Sordi?: un docufilm di Fabrizio Corallo in onda su Sky Arte domenica 12 aprile alle 21,15 e  su Sky Cinema Comedy la stessa sera alle 21,45.

"Siamo tutti Alberto Sordi?" aspira a celebrare in occasione del centenario della sua nascita il talento unico e la personalità segreta del grande attore e regista romano scomparso 17 anni fa mettendone in rilievo non solo la leggendaria vicenda artistica ma soprattutto le sue doti spesso profetiche di interprete/autore capace di raccontare come nessun altro la commedia umana degli italiani del secolo scorso.

Il documentario prodotto da Surf Film e Dean Film in collaborazione con LA7, Sky Arte, Istituto Luce Cinecittà e 3D Produzioni segue Sordi nell'arco della sua formazione e del consolidarsi della sua carriera raccontandolo attraverso le sequenze di alcuni tra i più significativi dei 187 film da lui interpretati; filmati tratti dalle sue tante apparizioni televisive e pubbliche e interviste appositamente realizzate a compagni di lavoro, esponenti di punta del cinema recente, storici e critici, tutti chiamati a raccontarne i vari aspetti della poliedrica personalità tra riflessioni, aneddoti, ricordi e curiosità.

Tra gli intervistati gli attori Carlo Verdone, Giovanna Ralli, Pierfrancesco Favino, Claudio Amendola, Anna Foglietta, Valeria Marini, Riccardo Rossi; i critici Goffredo Fofi, Valerio Caprara e Masolino D'Amico; esperti osservatori del costume nazionale come Renzo Arbore, Paolo Mieli, Michele Serra, Pietrangelo Buttafuoco, Vincenzo Mollica, Maurizio Costanzo e Filippo Ceccarelli; amici e collaboratori come il presidente onorario della Fondazione Museo Alberto Sordi, Walter Veltroni; il consulente artistico Fondazione Museo Alberto Sordi, Luca Verdone;  lo sceneggiatore Enrico Vanzina; il presidente Anica ed ex sindaco di Roma, Francesco Rutelli; il regista Marco Risi; le scrittrici Gigliola Scola e Chiara Rapaccini; la giornalista Gloria Satta; la costumista Brunetta Parmesan; il Presidente onorario del Campus Biomedico di Roma,  Professor Paolo Arullani; il vicepresidente della Fondazione Museo Alberto Sordi, Giambattista Faralli.

Note di regia di Fabrizio Corallo

Dagli anni '50 in poi e sino alla fine dei suoi giorni Alberto Sordi esprimendosi quasi sempre in felice sintonia con registi e sceneggiatori come lui in stato di grazia ha mostrato con le sue denunce in forma di satira del malcostume italiano quello che siamo e che forse avremmo preferito non essere.

Conservatore, moderato e cattolico convinto ma anche osservatore implacabile di vizi e storture e profondo conoscitore dei meccanismi psicologici ha dato vita nelle sue commedie a tanti ruoli di uomini immaturi, opportunisti, servili e incapaci di solidarietà e altruismo. Nel suo cinema riecheggiano certe costanti nazionali come la furbizia, il cinismo,  il familismo amorale, la mancanza di senso civico, considerati troppo spesso dagli italiani quasi come una dote, un patrimonio, un'autodifesa allarmata e gelosa del proprio "particulare". Al di là degli occasionali e divertìti autocompiacimenti i suoi personaggi "scomodi" sono però rappresentati sempre criticamente ed esortano lo spettatore a riflettere su difetti e colpe di un'umanità priva di coscienza etica.

Sordi ha portato in scena tanti "mostri" del suo tempo nei loro aspetti divertenti con l'intento esplicito di condannarli e fustigarli anche se troppo spesso il suo pubblico ha finito con l'identificarsi in lui senza farsi troppe domande, nutrendosi passivamente degli splendori e delle miserie rappresentate nel glorioso genere della commedia all'italiana. Però secondo Ettore Scola - che prima di dirigerlo in film memorabili lo aveva conosciuto bene nei primi anni 50 come autore dei suoi programmi radiofonici e sceneggiatore di tante commedie - "il  pubblico di Alberto non è mai stato “ricattato” dalla sua simpatia e dalla sua bontà, piuttosto è stato ammaliato e colpito dalla sua grandezza come attore e come uomo. Il suo merito principale è stato quello di non aver camuffato le bassezze con un'ipocrita rispettabilità: non era un ritrattista ma un inventore di caratteri. Era soprattutto un disturbatore ed un dissacratore, è andato sempre contro i luoghi comuni, contro le convenienze".

Secondo il critico Maurizio Liverani "Sordi con il suo umorismo sarcastico e beffardo non ha rappresentato soltanto l'arrivismo e la faciloneria: la sua più che una storia degli italiani è una loro imitazione allucinata e iperrealista che diventa disturbante".