"La felicità resiste anche nell'inferno del lager: solo così si può sopravvivere". E' questa una delle tesi di Senza destino diretto da Lajos Koltai, che esce domani 27 gennaio in 80 copie distribuito da Medusa. "Il romanzo Essere senza destino di Imre Kertész mi ha colpito come mai mi era successo: per questo ho deciso di portarlo sullo schermo". Questa trasposizione segna l'esordio alla regia dell'ungherese Lajos Koltai, direttore della fotografia di caratura internazionale (Mephisto, La leggenda del pianista sull'oceano, Malèna). Il romanzo di Kertész, premio Nobel per la letteratura nel 2002 e autore della sceneggiatura, racconta la storia di un ragazzino ebreo ungherese, Gyuri Koves, che riesce a sopravvivere ai campi di sterminio senza rinunciare alla dignità. Come lui, Kertész fu deportato quattordicenne ad Auschwitz e in altri campi nazisti per poi tornare a Budapest, dopo la Liberazione, dove sarebbe diventato scrittore. Koltai ha approcciato il romanzo "sposandone il punto di vista interno, che segue la trasformazione del ragazzo all'interno del campo di sterminio". "Non è - prosegue - un punto di vista tecnico, ovvero non è quello di un bambino che guarda il mondo degli adulti, bensì quello di chi pur giovanissimo si sforza di comprendere la realtà in cui si viene a trovare". Una scelta drammaturgica che ha permesso al film "di non cadere nel sentimentalismo, che costituisce il pericolo più grave di chi si accosta con una macchina da presa all'Olocausto". Una minaccia scampata anche grazie alle musiche di Ennio Morricone: "Avrei potuto scegliere una partitura traumatica e dissonante per commentare la drammaticità delle sequenze - dice il compositore - ma ho preferito dare senso alla pietas, all'umanità e al dolore". "Questa - aggiunge Morricone - è stata la prima strada da me percorsa, a cui ne ho aggiunta un'altra nostalgica per significare l'attesa e la speranza del ragazzo di ritornare a casa". Condotto prima ad Auschwitz e poi a Buchenwald, dopo una terribile odissea di fame, freddo, dolore, paura, violenze, il quattordicenne ebreo ungherese Gyuri viene salvato dagli Alleati. "Quella sul set, dove i lager sono stati interamente ricostruiti, è stata - dice l'attore protagonista Marcell Nagy - un'esperienza emotivamente forte che ho potuto affrontare grazie al sostegno del regista e degli attori". Lajos Koltai spiega, invece, il significato del titolo del film: "Senza destino è la condizione di un uomo, ovvero del ragazzino protagonista, che dal momento in cui mette piede sull'autobus che dovrebbe portarlo al lavoro, si trova invece a vivere quello che gli viene riservato dalla sorte, dal caso: l'Olocausto". Messo di fronte alla Soluzione finale "il ragazzo - conclude il regista - deve affinare le proprie tecniche di sopravvivenza, affidandosi al ricordo dei giorni felici trascorsi e alla bellezza della natura". Nel cast, compare anche il prossimo James Bond Daniel Craig nelle vesti di un marine liberatore.