"Non c'è contrapposizione tra noi e voi: adoro la cultura italiana, le immagini girate a Milano sono rappresentative del mondo dello spettacolo in generale. Non è un giudizio specifico sui Telegatti, ma sullo showbiz in generale, che non cambia da Los Angeles a Milano". Puntualizzazione firmata Sofia Coppola, che porta in Concorso e da oggi in sala (250 copie con Medusa) Somewhere, commedia dolcemente drammatica interpretata da Stephen Dorff, nei panni dell'attore di successo ma in crisi esistenziale Johnny Marco, che vive all'hotel Chateau Marmont di L.A. e guida una Ferrari nera, e da Elle Fanning, nei panni della giovanissima figlia, che costringerà il padre a riflettere sulla propria vita nonsense.Nel cast, anche Laura Chiatti e, in cammeo, Simona Ventura, Nino Frassica, Valeria Marini e Benicio Del Toro, Somewhere arriva "in un momento duro per il cinema indipendente americano: ho potuto realizzarlo grazie ai miei contatti con società quali Medusa", dice la regista, lamentando la "difficoltà a realizzare film diversi dai blockbuster: è difficile avere un pieno controllo sul progetto, io sono stata molto fortunata".
Anche grazie a papà Francis Ford Coppola, e su un duplice fronte: da un lato, "sebbene quello di Johnny sia un personaggio diverso, i ricordi della mia infanzia con papà ci sono: viaggiare con lui era eccitante ed entusiasmante entrare nel mondo degli adulti. Penso, ad esempio, alla scena del casinò"; dall'altro, il regista del Padrino figura qui quale produttore esecutivo e riceverà prossimamente l'Oscar alla carriera proprio per la sua attività produttiva: "Ne è molto onorato, e mi ha sempre incoraggiato nel mio lavoro, perché rimanessi indipendente e creassi in libertà"."Ho scritto il film appena dopo la nascita di mia figlia: la maternità cambia le priorità", prosegue la Coppola (che ha avuto Romy e da poco Cosima da Thomas Mars, il leader dei Phoenix, che firmano nuovamente le musiche), sottolineando, sulla scia di Lost in Translation, come "mi piacciono le storie personali, le persone che attraversano momenti di transizione, e volevo esplorare lo showbusiness". Senza nasconderne, anzi stigmatizzandone le ombre, come conferma Stephen Dorff: "La recitazione è gran parte della mia vita, e anche io ho attraversato momenti di depressione: trascorri 3-4 mesi su un set, la troupe diventa la tua famiglia - quella che io ancora non ho e vorrei avere -  e poi, in attesa di un nuovo ingaggio, ti confronti con la solitudine. Stai in albergo, suoni la chitarra o giochi a tennis... Spero di lavorare nuovamente con Sofia, ma le dico sin d'ora di farlo durare di più il prossimo film, perché siamo stati davvero una famiglia".
E il clima di grande familiarità sul set lo conferma anche Elle Fanning, sorella minore della più famosa Dakota: "Con Stephen abbiamo visitato l'hotel prima di girare: ci siamo ambientati nella stanza, giocato e scherzato, per creare il legame di un padre e di una figlia".