L'associazione 100autori esprime profondo sconcerto e preoccupazione per ciò che sta accadendo al regista turco pluripremiato Çayan Demirel e al giornalista investigativo Ertuğrul Mavioğlu, condannati lo scorso 18 luglio a 4 anni e sei mesi di detenzione dalla seconda corte d’assise di Batman, una città nella regione sud orientale dell’Anatolia.

Insieme hanno realizzato nel 2015 Bakur (che in curdo significa Nord) un documentario sulla resistenza curda. Per quest'opera sono stati accusati di propaganda a favore di gruppi terroristici. Il processo è iniziato nel gennaio del 2018 presso il tribunale di Çağlayan, a Istanbul, e sono stati molti i registi, gli attori e le maestranze del cinema ad avere espresso loro pubblicamente vicinanza e solidarietà.

Bakur è stato presentato in importanti festival internazionali, come DOK Leipzig, Visions du Réel, Trento Film Festival e Montreal World Film Festival, ma è stato censurato in patria, dove avrebbe dovuto essere in programma durante il 34° Film Festival di Istanbul, ma l’İKSV, la Fondazione per la Cultura e le Arti di Istanbul, ne ha cancellato la proiezione.

Bakur non è un film di propaganda sul PKK, ma una testimonianza preziosa che vuole portare all’attenzione dell’opinione pubblica turca e internazionale un conflitto dimenticato che va avanti da quarant’anni. Ertuğrul Mavioğlu ha dichiarato a proposito di Bakur: “L’unica propaganda che si può ritrovare nel nostro documentario è quella per la pace”.

La libertà di espressione è base fondamentale per qualsiasi uomo e 100autori non può tollerare in silenzio questa palese ingiustizia ai danni di colleghi e di quei tanti altri cineasti che da tempo subiscono la stessa censura  e la stessa violenza.

Rifacendoci alla lettera aperta del 28 maggio 2018 promossa dalla FERA a sostegno di Çayan Demirel ed Ertuğrul Mavioğlu, 100autori, la più importante associazione degli autori italiani, chiede al governo turco a riconsiderare la sentenza, nella speranza possano tornare presto ad essere cittadini liberi.