(Cinematografo.it/Adnkronos) - Continua la crescita del cinema italiano che, nel 2011, ha raggiunto, per ora, una quota di mercato pari al 38% del totale (+5 mln di biglietti rispetto all'anno prima), a questo exploit fa però da contraltare una marcata flessione dei titoli made in Usa nelle nostre sale, con l'effetto di un calo complessivo di spettatori e incassi. Questi ultimi si sono attestati a 564 milioni di euro.
E' questo il quadro tratteggiato dai dati presentati oggi all'Anica di Roma, insieme alla 34° edizione delle Giornate Professionali del Cinema (Sorrento, 28 novembre - 1 dicembre). I dati Anec-Anem-Anica riguardano il mercato cinematografico italiano degli ultimi 10 mesi. I biglietti venduti sono stati 33 milioni, e con due mesi ancora a disposizione, complice il Natale, è ancora possibile raggiungere la mai toccata 'quota 40'. Il flop dei prodotti Usa si è concretizzato in un -15 mln di biglietti. La riduzione complessiva degli incassi è stata del 10,63%, quella degli spettatori pari all'8,18%. Il trend positivo del nostro cinema viene confermato dalla top 20 delle presenze in sala, nella quale figurano ben sei film italiani: tra questi, il campione d'incassi Che bella giornata con Checco Zalone, che ha totalizzato 7 milioni di presenze (come Avatar nel 2010), contribuendo in maniera decisiva al dato complessivo; segue, in questa speciale classifica tricolore, ben distanziato, Immaturi di Paolo Genovese, con 2,6 milioni. Analizzando i dati in relazione agli incassi relativi ai singoli mesi, il picco è stato a gennaio (18mln di presenze, 124mln di euro di incassi) mentre è confermato il periodo di 'sofferenza' relativo all'estate: solo 3 mln di spettatori, con una flessione del 16% rispetto all'anno precedente. In relazione, invece, alle quote di mercato, i numeri delle pellicole americane fanno registrare un pesantissimo 'rosso' (si passa in un anno dal 60% al 48% di presenze in sala) mentre il prodotto italiano, comprese le co-produzioni, ha un incremento del 9% toccando quota 38%. A seguire, Regno Unito, con il 7,3% del totale, e Francia, 1,98%.