“Felicità e tensione, a cui non sai dare un nome. Ti leva la vera contentezza, ma tutte le volte che mi è capitato qualcosa di importante nella vita ero sempre meno contenta di quanto volessi. Lo sarò tra un mese”. Così Valeria Golino commenta la presenza a Cannes della sua opera prima, Miele, che questa sera (ore 21.30 red carpet, 22 proiezione ufficiale) passa a Un Certain Regard.
Già nelle nostre sale con Bim, nel cast Carlo Cecchi, Libero De Rienzo, Vinicio Marchioni e Iaia Forte, la protagonista Jasmine Trinca, nel ruolo di Irene, aiuta i sofferenti a farla finita: tutto scorre liscio, finché un 70enne (Cecchi) in buona salute vuole andarsene solo perché ne ha avuto abbastanza...
A differenza di altri colleghi, la Golino ha scelto di non recitare nel suo esordio: “Non è coraggio, mi sembrava giusto fare così, ma il ruolodi Irene era nelle mie corde: fossi più giovane avrei provato a rubarloa  Jasmine”. Seguendo il film nelle nostre sale, la Golino ha trovato “un pubblico molto più preparato all'estetica e agli argomenti etici affrontati di quanto credessi: non bigotti né disabituati a pensare. L'impressione che abbiamo è sempre peggiore della realtà, viceversa, sono le istituzioni, la politica a essere un passo indietro rispetto alle persone”.
Si definisce “un clandestino, clandestino di lusso, perché non ho avuto il permesso di soggiorno al cinema” Carlo Cecchi, prevalentemente attore teatrale, che nel suo personaggio trova “l'archetipo di Amleto: l'ho frequentato tanto, anche con gli avatar, quale Morte di un matematico napoletano”. Se Cecchi evidenzia, accanto al suicidio assistito, il tema della solitudine: “E' terribile quando viene imposta dalla crisi sociale” e non lesina complimenti alla Golino, la neoregista confessa di aver “dovuto superare la reverenza per Cecchi, perché talvolta serve anche mettere a disagio gli attori”.
Tra cui la Trinca, che dopo Un giorno devi andare di Giorgio Diritti al Sundance con Miele al Regard diviene il nostro alfiere nei festival internazionali del 2013: “E' il caso o vogliamo chiamarlo con un'altra parola”, scherza l'attrice, rivelando come “per me non è necessario fare dei film, non ho l'idea di consumare e fare carriera. Piuttosto, faccio scelte, Diritti e Valeria, e prendo le cose migliori della vita. Entrambi non sono film solo italiani, vanno nel mondo ed entrano in empatia con altre storie”.
La Golino non s'è impegnata anche nella produzione, lasciando a Riccardo Scamarcio e Viola Prestieri, suoi partner nella società Buena Onda (con RaiCinema), “senza i quali questo film non sarebbe stato possibile: hanno messo entusiasmo e un investimento da produttori di una volta”. Ma questo esordio ha posto la Golino di fronte a un problema di credibilità? “Sì, ma mi sembra anche normale. L'ho vissuto doppiamente, perché attrice e per il tema del suicidio assistito. Anche qualche amico non ha avuto fiducia, salvo poi ammettere quando ha visto il film che si era sbagliato”.