"Adolescenza decerebrata", "commedia microdotata", "orgia di telefonini e spot": solo qualche mese fa il suo Amore 14 era stato bistrattato dalla critica, con bocciature bipartisan. Oggi Federico Moccia rischia la riabilitazione grazie a un film che esalta il matrimonio, difende la fedeltà coniugale, parla di paure e invita a responsabilizzarsi. Tutti temi trattati da Scusa Ma Ti Voglio Sposare, sequel del fortunato Scusa Ma Ti Chiamo Amore (che totalizzò quasi 13 milioni al botteghino), che uscirà domani - nel weekend che anticipa San Valentino - in 560 copie distribuite da Medusa. Martedì invece il film sarà proiettato alla Pontificia Università Lateranense alla presenza di studenti e sacerdoti.
"Mi aspetto un'assoluzione - scherza Moccia in conferenza stampa - ma vediamo cosa ne penserà il Vaticano. So che questo è il film più rischioso e meno alla moda che ho fatto". E alla domanda se ciò rappresenti una svolta in carriera, una maturazione nelle storie e nel modo di raccontarle: "Non so cosa cambierò, se cambierò. E'impossibile rappresentare personaggi che piacciono a tutti e le cose che scrivo non sono necessariamente le stesse che vivo. In ogni caso, da Tre metri sopra il cielo in poi ho sempre cercato di descrivere caratteri che avessero un percorso di crescita. Spiace ci si accorga di questo solo ora". E a quella critica che rifiuta addirittura di recensire i suoi film risponde: "C'è un partito preso, un gruppo Anti-Moccia. Ma mi diverte. A volte fanno paragoni che rivelano ignoranza, tipo con Dostoevskij. Il critico dovrebbe avere la capacità di comprendere un fenomeno di successo, perché se un film ha fatto 13 milioni al botteghino, qualcosa vorrà dire". Il suo successo nasce da "un blog dove tantissime persone scrivono raccontandomi le proprie esperienze di vita, cui m'ispiro. Nutrendo rispetto sia per loro che per le cose che scrivo".
Particolarmente delicato "il passaggio dal libro a film, dove devi contenere centinaia di pagine in una narrazione di un'ora e quaranta. Bisogna tagliare, condensare, e non deludere chi ha letto il romanzo". Qui poi il problema era duplice per via dei tanti personaggi che compongono la storia: "Ho eliminato qualcosa nella vicenda di Alex, cercando di mantenere il giusto equilibrio tra tutte le situazioni del film, che è il più corale e divertente che abbia mai girato". E nonostante racconti di 40enni dalla vita affettiva fallimentare, Moccia respinge ogni paragone con Muccino: "A ciascuno la sua sensibilità, e poi la mia è una commedia".
Perno centrale di Scusa ma ti voglio sposare è sempre il rapporto senza età tra Alex (39 anni) e Niki (20) - interpretati nuovamente da Raoul Bova e Michela Quattrociocche - che, dopo essersi promessi amore eterno nel film precedente, decidono di convolare a nozze. Ma con l'avvicinarsi della data, Niki sente di non essere più tanto sicura, mentre un ragazzo conosciuto all'Università inizia a farle una corte spietata. "La differenza d'età è importante in una coppia, può creare problemi - dice Raoul Bova - ma ci sono persone che non dimostrano gli anni che hanno. Non esistono leggi, non si può generalizzare. Il personaggio di Michela è una ragazzina con grandi sentimenti e tanti sogni da realizzare. Una ragazza così la fiducia la merita, come è vero anche che non tutti i quarantenni sono alla ricerca di avventure". Perché ha accettato di girare il sequel? "Mi ero trovato bene nel primo ed ero grato a Federico e a Rita (Rusic, la produttrice, ndr) di avermi dato la possibilità di cimentarmi per la prima volta con la commedia". Nessuna conferma né smentita infine sulla sua partecipazione al Festival di Sanremo ("Siamo ancora in trattative", taglia corto l'attore), ma idee chiare sul futuro sul set: "Farò un film sul nuoto per concludere in bellezza la mia carriera: con lo sport ho iniziato, con lo sport finisco".